La Sicilia non sarà come il Portogallo. L’Assemblea Regionale Siciliana ha bocciato la norma della Legge di Stabilità, inserita all’articolo 1 della finanziaria, che prevedeva vantaggi fiscali per coloro che producono redditi all’estero e che decideranno di trasferirsi in Sicilia, in comuni con numero di abitanti inferiore a 20 mila euro.
L’Aula ha approvato l’emendamento soppressivo presentato da Claudio Fava, primo firmatario, e Danilo Lo Giudice, ed è passato con 35 voti favorevoli. “Abbiamo bocciato la norma “manifesto” del governo Musumeci. Una norma che proponeva sgravi fiscali per qualche decina di pensionati stranieri … e chi se ne frega dei 90 mila giovani siciliani costretti ogni anno a lasciare l’isola – afferma Claudio Fava. Per il deputato del movimento “Cento passi”, “in questo voto c’è tutto il senso del fallimento di una finanziaria di merletti e lustrini, inutile e noiosa. Una legge quasi imbarazzante”.
“Bocciando la norma che prevedeva agevolazioni fiscali per coloro che avessero trasferito la propria residenza o sede sociale dall’estero in Sicilia, l’Ars ha gettato al vento una grande occasione”. Lo afferma Alessandro Aricò, capogruppo di DiventeràBellissima. “Un nostro emendamento aveva pure esteso la portata originaria della norma, prevedendo che a decorrere dall’anno di imposta 2020 le persone giuridiche che avessero trasferito la propria sede sociale dall’estero in Sicilia sarebbero state esonerate dal pagamento dell’aliquota ordinaria Irap per i primi dieci periodi di imposta”. Infine, Aricò sottolinea: “Queste agevolazioni fiscali sarebbero state un importante e concreto incentivo al trasferimento nella nostra regione di cittadini e imprese dall’estero, con conseguenti effetti positivi per l’indotto economico ed occupazionale in Sicilia. Purtroppo in aula ha prevalso la logica del “tanto peggio tanto meglio”. Chi ha votato contro l’introduzione nella nostra regione del “modello Portogallo” se ne assumerà ora la responsabilità davanti ai siciliani”.
Il Governo è andato sotto anche, con un voto segreto, sugli emendamenti sui 53 milioni di euro del fondo rischi. L’articolo 7 è stato alla fine bocciato nella sua interezza. Il governo perde quindi la possibilità di utilizzare 53 milioni di euro per il triennio 2019/2021.