Non c’è ancora l’ok definitivo in Sicilia alla Finanziaria da parte dell’Ars, dovrebbe arrivare oggi, ma ieri sono state approvate importanti norme. Vediamo quali.
L’Ars ha ‘salvato’ Riscossione Sicilia. Nelle more della presentazione di un piano organico di ridefinizione dell’intero sistema di riscossione da parte del governo, la manovra ha assegnato 13 milioni e 900 mila euro per la ricapitalizzazone della società. Una norma che mette in salvo anche Sviluppo Italia Sicilia attraverso la creazione di un fondo presso l’assessorato per l’Economia con una dotazione di un milione e 200 mila euro per il 2016. Un “sì” arrivato dopo un dibattito di oltre tre ore. Nel bel mezzo del quale, a scuotere l’aula, è anche arrivata la notizia delle dimissioni di due membri del Cda di Riscossione Sicilia. Che hanno fatto decadere anche il presidente Antonio Fiumefreddo.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, in Aula ha più volte lanciato un appello ai deputati sulla necessità di salvare Riscossione:
“Chiedo ai deputati di non vanificare lo sforzo di risanamento di finanza pubblica. Se chiude Riscossione Sicilia per mesi non avremo soldi per pagare nessuno e avremmo problema di chi ci riscuote le tasse. La società incamera 500 milioni e ne perde 15, non è che non ci garantisce entrate. La cancellazione di Riscossione non sarebbe indolore. Io dico di salvare la società ma chiarisco che non stiamo dando soldi in più, stiamo dicendo di fare un’operazione di revisione della spesa e di usare una parte dei trasferimenti per vecchi debiti per ripianare i debiti”.
“Da cultore dell’autonomismo siciliano non ero per nulla convinto del fatto che Riscossione Sicilia potesse essere ceduta a Equitalia. Sarebbe stata una iattura per le imprese siciliane e per i contribuenti rapportarsi con una società che è già invisa a tanti per l’atteggiamento aggressivo usato talvolta solo contro la povera gente, gli esodati e le persone che perdono il lavoro e giammai contro i veri evasori. Ora pero’ ci si preoccupi dei dipendenti di Riscossione Sicilia che in questi mesi hanno manifestato forte insofferenza”. Così Vincenzo Figuccia, vice capogruppo di Forza Italia all’Ars.
In mattinata è stata approvata una norma che autorizza l’utilizzo di una quota del Fondo sanitario per il pagamento di un debito tra il Ministero dell’Economia e la Regione Siciliana dell’importo annuo di 127 milioni e 850 mila euro, acceso proprio per la spesa sanitaria. A sollevare le polemiche le dichiarazioni del presidente della commissione Sanità, Giuseppe Digiacomo del Pd. Che ha sottolineato la “gravità di una norma con cui in Sicilia facciamo il contrario di ciò che si fa nel resto d’Italia. Non si possono prelevare somme dal fondo per pagare cose che con la sanità nulla hanno a che vedere”.
Approvato, infine, l’articolo 6 relativo al cofinanziamento dei programmi comunitari e interventi per il settore agricolo-forestale. Ripartisce la spesa di 233 milioni di euro per il 2016 e di 25 milioni per il 2017 del Fondo di sviluppo e coesione.
CISL. “Con questa Finanziaria si mettono toppe. E si sceglie di non scegliere”. Così la Cisl Sicilia per voce del segretario Mimmo Milazzo, sul documento finanziario in discussione all’ARS.
In una nota il sindacato punta il dito contro la “politica dell’imbroglio” svelata dalla Legge di Stabilità alle battute finali a Sala d’Ercole. Il disegno di legge di cui si discute mostra poche luci e molte ombre.
Consentendo di attingere per 127,8 milioni al Fondo sanitario per far fronte a un debito contratto con il ministero dell’Economia, secondo la Cisl si mettono in forse le risorse per il via ai tanto sbandierati concorsi e si mette in discussione il principio assunto negli ultimi anni come cardine di buona amministrazione, secondo cui i risparmi ottenuti nel settore della sanità devono essere reinvestisti nel settore della sanità.
La Cisl segnala che il testo di legge che per definizione dovrebbe contenere le linee d’indirizzo per la crescita economica e sociale “non programma sviluppo né mette in conto iniziative contro la crisi di una Sicilia in depressione, che dal 2007 a ora ha visto crollare il Pil del 12,4% contro l’8,3% del resto d’Italia”.
Né aggiunge il sindacato, si è provveduto finora a dare risposte certe sul fronte dei servizi sociali, della povertà (250 mila le famiglie che nell’Isola versano in condizioni di povertà assoluta). Della lotta all’evasione di Irpef, Iva e contributi previdenziali “ammonta a tre miliardi, nella regione, la stima dell’evasione annua”.
E su quello del precariato, con “l’ennesima norma-tampone già approvata che si limita semplicemente a posticipare la soluzione del problema”. Per la Cisl, è pilatesca pure la scelta, già adottata, in fatto di costi della politica: dai Comuni alle società partecipate.
“In una Sicilia che boccheggia – afferma Milazzo – il taglio delle spese connesse alla rappresentanza politica sarebbe stato un passaggio ineludibile, di grande impatto, pure simbolico. Invece, abbiamo assistito a un’operazione di autotutela della casta, che ha scelto di delegare ai tacchini-consiglieri comunali l’organizzazione della festa del Ringraziamento e la riduzione dei loro emolumenti, mentre sono state pure resuscitate le indennità per gli amministratori delle società partecipate. Insomma, ripete la Cisl, il mondo cambia ma qualcuno, dentro al Palazzo, pare non accorgersene e punta a tirare a campare come se nulla fosse”.
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