Nel triennio 2013-2015 sono previsti incrementi di tasse per 12,7 miliardi di euro. Nel 2013 sono già stati versati maggiori tributi per 5,6 miliardi, a cui vanno aggiunti 4,1 miliardi di tasse in più per il 2014 e 2,9 miliardi di aggravi per il 2015. Questo, secondo quanto calcolato dal Centro studi di Unimpresa, il conto complessivo degli effetti fiscali dei 14 provvedimenti finanziari varati dal governo durante lo scorso anno.
Con le misure varate lo scorso anno, che hanno effetto sul triennio 2013-2015, sono stati colpiti i consumi, i redditi da lavoro, i ricavi delle imprese, i risparmi e gli investimenti, i trasporti. Secondo l’analisi, basata su dati della Banca d’Italia, gli aumenti del prelievo fiscale infatti vanno dall’Iva sui debiti della pubblica amministrazione rimborsati alle maggiori accise su tabacchi e benzina, dall’incremento degli acconti Irap e Ires all’aumento delle imposte sul risparmio amministrato.
Nel dettaglio, è previsto maggior gettito Iva per oltre 1 miliardo (540 milioni nel 2013 e 600 nel 2014) legato al rimborso di una parte dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pa. Altri 388 milioni (194 mln nel 2014 e 194 nel 2015) sono tasse in più sulle bevande vendute ai distributori automatici, 150 milioni di aumento addizionale Ires nel settore dell’energia nel 2015 e 1,5 miliardi sempre di addizionale Ires sulle banche nel 2014 che hanno pagato nel 2013 1,4 miliardi in più per l’incremento del 27,5% degli acconti Ires e Irap. Sono previsti poi più di 2 miliardi (1,3 mld nel 2013 e 668 mln nel 2014) come aumenti di vari acconti Ires, Irap, Irpef e addizionale Ires. Nel 2015 sono poi previsti 671 milioni in più come aumento delle accise su benzina e gasolio, mentre aumenta di 334 milioni il prelievo su prodotti da fumo e tabacchi (167 milioni nel 2014 e 167 milioni nel 2015). Sulle famiglie peserann o 1,1 miliardi in di tasse in più (459 milioni nel 2014 e 661 milioni nel 2015) pari alla riduzione del limite massimo per la spesa per premi assicurativi detraibili ai fini Irpef. Nel 2013 sono stati pagati 209 milioni di tasse in più come incremento di acconti di imposte sugli ingressi maturati su conti correnti e depositi bancari e 670 milioni per l’introduzione dell’acconto dell’imposta sostitutiva sul risparmio amministrato. Sale anche l’imposta ipotecaria e catastale sul trasferimento di immobili: 240 milioni (120 milioni nel 2014 e 120 milioni nel 2015). Nell’elenco ci sono poi 340 milioni legati alla sanatoria del gioco d’azzardo, 500 milioni corrispondenti alla riduzione del fondo per gli sgravi contributivi di secondo livello, 300 milioni del 2013 come aumento delle entrate derivanti dalle tariffe elettriche e altri 1,6 miliardi per aumenti vari (261 mln nel 2013, 447 nel 2014, 975 nel 2015).
Longobardi: troppe tasse sono vero spread Italia
“I dati mostrano che quando si tratta di mettere in equilibrio le finanze pubbliche si ricorre sistematicamente al prelievo tributario. Questo governo sembra partito col piede giusto ma la strada per rendere meno oppressivo il fisco è ancora lunga. Il peso delle tasse pagate dalle famiglie e dalle imprese italiane rispetto alla media europea è il vero spread che frena la competitività e che non consente al Paese di agganciare la ripresa economica” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Come si può pensare – aggiunge Longobardi di fare profitto se ben oltre la metà del fatturato, tra imposte, contributi previdenziali e altri balzelli, viene versato nelle casse dello Stato?”.
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