Last updated on 7 marzo 2021
PALERMO – E’ flop in Sicilia del programma che mira ad introdurre la frutta nelle scuole per combattere l’obesità infantile. Un programma voluto dal Ministero della Pubblica Istruzione di concerto con quello dell’Agricoltura. Dai dati diffusi dal ministero per le Politiche agricole si evince che in Siciliasu 102.409 alunni, risultano iscritti al progetto solo 23.109 e 143 plessi scolastici, con un saldo negativo di 79.300 studenti.”Frutta nelle scuole” è un progetto dell’Ue introdotto dai regolamenti n. 1234 del Consiglio del 22 ottobre 2007 e n. 288 della Commissione del 7 aprile 2009, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdure da parte dei bambini. Lo stesso progetto prevede visite a fattorie didattiche, creazione di orti scolastici, sistemi multilingue per la promozione del territorio e dei suoi prodotti. Il costo nel 2013 è stato di 13 milioni di euro più altri 3,8 milioni per le misure di accompagnamento.
Per ovviare al problema, il ministero per l’anno scolastico 2013-2014 vuole riaprire i termini, scaduti il 10 maggio, per incrementare le iscrizioni al programma. Iniziativa su cui l’assessore regionale all’agricoltura Cartabellotta esprime qualche perplessità. Al punto da chiedere con una nota ufficiale al ministro Nunzia De Girolamo che sia «fatta un’attenta riflessione sul corretto andamento del programma. Al quarto anno di programmazione in Sicilia – rileva – si assiste ad un crollo delle adesioni.
Le scuole, gli insegnanti e gli studenti sono rimasti delusi sulla qualità della frutta, sui controlli qualitativi e sulle carenze logistiche e distributive. Inoltre – prosegue Cartabellotta – non si comprende perché, dopo avere sostenuto per anni le politiche di educazione al consumo “a chilometro zero”, che veicolano un messaggio di sostenibilità ambientale, si debba assistere solo a viaggi di frutta da Nord a Sud dell’Italia senza alcuna motivazione. Secondo il ministero, il tracollo del programma è avvenuto in quelle regioni che maggiormente necessiterebbero di un miglioramento dello stile di vita, non tenendo conto che queste sono anche le regioni con la produzione ortofrutticola di qualità (a marchio Dop, Igp, Bio) e pertanto – conclude l’assessore – sono le comunità maggiormente deluse dalla qualità distribuita».
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