PALERMO – Non se ne vanno, anzi rilanciano. Almeno per il momento i quattro assessori siciliani considerati in quota Pd nella giunta regionale guidata da Rosario Crocetta non hanno alcuna intenzione di presentare le dimissioni e dunque non obbediranno al partito che al termine della direzione di ieri ha preso nettamente le distanze dal governatore. «Noi non ci riconosciamo più – ha detto il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo al termine della direzione – nell’azione del governo Crocetta. Non ci sentiamo più vincolati a sostenere l’azione di un governo che sta commettendo errori gravi che si ripercuoteranno sui siciliani. Non ci sentiamo quindi rappresentati in giunta dagli assessori in quota Pd. Prendano loro le decisioni conseguenti, sapendo che non rappresentano più il partito nell’esecutivo. Da adesso, valuteremo provvedimento per provvedimento e atto per atto».
I quattro (Mariella Lo Bello assessore all’Ambiente, Luca Bianchi che ha la delega all’Economia, Nino Bartolotta assessore alle Infrastrutture e Nelli Scilabra assessore alla Formazione) si sono presentati insieme alla stampa per lanciare un messaggio chiaro: «Abbiamo lavorato bene e non ce ne andiamo». E certo dopo le dichiarazioni dei quattro assessori il risultato evidente è quello di una lacerazione del Pd siciliano guidato che ormai da quasi un mese ha aperto con Crocetta uno scontro sulla necessità di avviare il rimpasto della giunta regionale e che ha raggiunto nella direzione di ieri il punto più alto dello scontro. Quanto la scelta del Pd siciliano possa essere condivisa dai vertici nazionali del partito è, a quanto pare, ancora da vedere.
«Ho sentito i dirigenti romani del partito – ha detto per esempio Bianchi in conferenza stampa -. Domani sarò a Roma e avrò più chiarimenti. Ma il chiarimento deve essere più ampio e coinvolgere il partito nazionale e quello regionale. Non c’è, a livello nazionale, una automatica presa d’atto della decisione locale. Se fallisce questo progetto, a fallire è anche il Pd siciliano. E quei dirigenti dovranno assumersi le proprie responsabilità». Mettendo così un punto fermo in tutta la vicenda politica nel suo complesso mentre per quanto riguarda la sua posizione personale ha spiegato: «Credo che in questi mesi abbiamo lavorato bene – ha detto Bianchi -. Mi sono occupato di un bilancio e di una Finanziaria difficilissima. Che non avremmo mai portato avanti se non ci fosse stata una grande condivisione. Abbiamo portato a casa dei risultati in termini di credibilità del governo. Non si è riusciti a guardare un po’ al di là dello Stretto, dove l’immagine della Sicilia è stata rafforzata. Io non so se questo è il governo migliore del secolo. Certamente i partiti che ci girano attorno non sono i migliori del secolo. Io non farò mai parte di un governo senza il sostegno del Pd. Ci sono le condizioni perché un mio provvedimento possa essere approvato dall’Aula? Ci sono le condizioni perché io possa avere autorevolezza sui vari tavoli a cui ci sederemo? Il problema è quello di costruire un percorso condiviso a livello regionale e nazionale. Quindi aspetterò di capire che ci siamo le condizioni. Io non farò passi indietro finché non mi renderò conto che non ci sono le condizioni».
Dura con il suo partito Nelli Scilabra: «Ci è stato chiesto di rispettare un programma, concordato col Pd – dice Nelli Scilabra -. Le nostre nomine sono state concordate col Pd. Noi siamo quattro dirigenti del Pd e non credo che ci sia qualcuno che si possa sentire ‘più Pd’ degli altri. Mi sento offesa delle dichiarazioni del mio segretario, che ci considera inadeguati: qui in questi mesi non ha scherzato nessuno. Questa decisione del Pd i siciliani non possono permettersela: merita un referendum del partito democratico. Io non mi dimetto». Altrettanto ferma nella sua decisione di non presentare le dimissioni l’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello: «Quando sono arrivata in assessorato ho trovato tremila pratiche in arretrato e 500 pratiche non aperte. Abbiamo fatto cose mai viste. Io non sono legata alla poltrona ma non mi dimetto. Vorrei ricordare che noi siamo qui non perché abbiamo vinto un concorso ma perché il Pd ci ha indicato, nominato. Io credo che tutta la coalizione ci deve dire grazie se non li abbiamo coinvolti nella rivoluzione della Formazione o dell’Ambiente. Gli abbiamo tolto qualche imbarazzo. Oggi non è più il tempo per gli equilibrismi. O si sta da una parte o dall’altra». Più conciliante invece Bartolotta: «Io non ho deciso se mi dimetterò o meno – dice -. Deciderò solo valutando se questa decisione può rafforzare o meno iIl governo Crocetta e dopo avere parlato col mio segretario Lupo. Questo perché ho grande rispetto sia per il governatore che per il mio partito: stento a credere che la crisi sia causata dalla inadeguatezza degli assessori. Parlano i fatti e i numeri».
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