Dopo il via libera al governo Draghi si fa sempre più concreta l’ipotesi che il Movimento Cinque Stelle possa perdere dei pezzi nei prossimi giorni. E lo strappo di Alessandro Di Battista è la spia di una frattura sempre più evidente in seno alla base grillina, forse non più sanabile. Malumori che con l’ufficializzazione della lista dei ministri si fanno sempre più forti.
“Molti che non si riconoscono più in un M5S geneticamente modificato come una pannocchia della Monsanto, se ne andranno” (Elio Lannutti, senatore). “L’esodo è iniziato e purtroppo non si arresterà” (Bianca Laura Granato, senatrice). “Scissione? E’ una dinamica da non escludere” (Pino Cabras, deputato).
“Ne valeva la pena?”, si chiede su Facebook lo stesso Di Battista. “Il super ministero chiesto da Beppe Grillo non c’è. Il ministero dell’Ambiente non sarà fuso con il ministero dello Sviluppo economico. Eh no, perché il ricco ministero per lo Sviluppo economico sarà affidato alla Lega con Giorgetti. Noi non abbiamo votato per questo sulla piattaforma Rousseau”, sentenzia sui social Barbara Lezzi. Il malumore corre soprattutto in alcune chat interne, visionate dall’Adnkronos. “Vi sono vicino ragazzi…. Ci vorrà veramente un grande fegato. Io vi anticipo che non ci riuscirò”, scrive un deputato. “Sarà difficile, molto difficile”, ammette una collega. Un’altra parlamentare osserva: “Ci hanno asfaltato totalmente. Lega e Forza Italia contano più di noi”. “Ragazzi, ma siete davvero convinti di votare questo governo?”, domanda un’altra pentastellata. E non manca chi lamenta lo scarso peso dato al Sud nella compagine di governo.
Il dissenso sulla squadra Draghi potrebbe spingere diversi parlamentari a compiere il passo definitivo fuori dal M5S. Ma quanti sono i 5 Stelle pronti a salutare Beppe Grillo&Co? Si parla di dieci, quindici o addirittura venti eletti tra Camera e Senato con la valigia pronta. Per ora solo indiscrezioni che non trovano conferma. “Ho contezza di numeri estremamente più esigui”, ha infatti spiegato il capogruppo M5S a Montecitorio Davide Crippa. Ad ogni modo la possibile fuoriuscita di parlamentari dal Movimento non creerà grattacapi al nuovo esecutivo, che a differenza di quello precedente può contare su una maggioranza molto ampia e numeri blindati. Il ‘problema’ è tutto interno al M5S.
La senatrice Granato è tra coloro che vengono dati in partenza: “Sto ponderando – ha detto all’Adnkronos prima della diffusione della lista dei ministri – attendo intanto il quadro completo, giusto per aver conferma di quello che penso di questa ammucchiata…”. Promette battaglia il collega Mattia Crucioli: “Con tutte le forze di cui dispongo, mi opporrò a questo disegno e manterrò fede al mio mandato elettorale, tenendo alta la vigilanza su ciò che farà questo inquietante governo con la sua sbavante maggioranza parlamentare al seguito”.
L’elenco dei partecipanti al V-Day anti-Draghi (evento online organizzato lo scorso 9 febbraio dalla fronda grillina) restituisce una sorta di mappa del dissenso. Contro il futuro esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce si sono espressi i senatori: Barbara Lezzi (fedelissima di Di Battista), Luisa Angrisani, Bianca Laura Granato, Rosa Silvana Abate, Mattia Crucioli ed Elio Lannutti, il quale però ha detto che si adeguerà al voto degli iscritti su Rousseau. I deputati anti-Draghi che hanno preso parte all’iniziativa sono: Raphael Raduzzi, Pino Cabras, Andrea Colletti, Leda Volpi, Jessica Costanzo, Alvise Maniero e Paolo Giuliodori. Il capo politico grillino Vito Crimi ha definito “vincolante” il responso della base. Il presidente dei deputati M5S Crippa ha invitato i parlamentari ad “adeguarsi” al voto della piattaforma e, in caso contrario, a “dimettersi”.
Non si escludono sanzioni disciplinari nei confronti di coloro che non voteranno la fiducia al nuovo governo. “La situazione è di attesa, più attenta che preoccupata. La votazione ha creato malumori e soddisfazione: quanto meno siamo stati deresponsabilizzati in ordine al voto di fiducia”, spiega un senatore pentastellato descrivendo il ‘mood’ interno. In un post su Facebook però il M5S se la prende con i “profeti di sventura” e bolla come fake news le voci su una imminente rottura: “Scissione, caos, Intifada! Vanno avanti da otto anni. Da otto anni propalano la nostra fine, rovina, sparizione. E invece siamo sempre qua”. (di Antonio Atte per AdnKronos)