All’inizio aveva negato tutto. “La carpetta con trenta mila euro? Credevo fosse un vassoio di dolci…“, “L’assegno? L’ho messo in tasca perchè mi sembrava fosse un bigliettino”. Poi aveva ascoltato la registrazione della sua voce mentre prendeva la mazzetta, ed era crollato. E’ stato interrogato dai giudici Roberto Helg, 79 anni, il presidente di Confcommercio e della Camera di Commercio di Palermo, vicepresidente dell Gesap e uomo simbolo della lotta al racket, arrestato martedì mentre intascava una bustarella da 100.000 euro da Santi Palazzolo, pasticciere di Cinisi, vessato con questa richiesta per continuare a tenere aperto il suo punto vendita all’interno dell’aeroporto di Punta Raisi. Helg è stato sorpreso dai carabinieri con 30 mila euro in contanti e un assegno da 70mila appena riscossi.
“Sono una persona per bene, so di aver sbagliato” ha detto Helg, sottoposto all’interrogatorio di garanzia da parte del Gip Angela Gerardi. “Avevo bisogno di soldi, non era mai accaduto prima” ha aggiunto, negando coinvolgimenti di altre persone: “Ho fatto tutto da solo, non c’erano complici”. Ma l’ormai ex presidente della Camera di commercio di Palermo “bisognoso di soldi” ha anche ammesso di guadagnare per le cariche che ricopre “circa 8mila euro al mese”. I soldi, a quanto pare, non bastavano ad Helg a coprire le spese del suo fallimento e il rischio concreto del pignoramento della casa. I suoi avvocati hanno chiesto i domiciliari, i magistrati la detenzione in carcere. Alla fine gli sono stati concessi i domiciliari, data anche la sua piena confessione.
L’interrogatorio di Helg è durato tre ore e mezza, dalle 10 alle 13,30, e si è svolto nel bunker del carcere Pagliarelli. All’udienza hanno partecipato il procuratore aggiunto Dino Petralia, i pm Luca Battinieri e Claudia Ferrari. Helg, che risponde di estorsione aggravata, era difeso dall’avvocato Giovanni Di Benedetto che ha sostituito il penalista Fabio Lanfranca, che aveva rimesso quasi subito il mandato. “Nonostante fosse molto provato il mio cliente non si è sottratto a nessuna domanda” ha dichiarato Di Benedetto.
Gli investigatori continuano a sospettare che la tangente scoperta in flagranza non sia un caso isolato. Si sospetta che Santi Palazzolo, il pasticcere costretto a pagare perché gli fosse rinnovato il contratto di affitto del locale che gestisce all’aeroporto e che invece ha denunciato tutto, non sarebbe la sola vittima. Un’indagine che si intreccia con l’inchiesta condotta dai pm palermitani su strani ritardi nell’esecuzione di alcuni lavori appaltati all’aeroporto dal vecchio cda. Quel fascicolo avrebbe già quattro indagati, tra loro Carmelo Scelta, direttore generale della Gesap il cui nome è venuto fuori anche nella vicenda Palazzolo. È Scelta che allarma Palazzolo dicendo che gli altri commercianti dell’aeroporto si lamentano per il fatto che lui paga di meno rispetto a loro, è Scelta a cui il pasticcere si rivolge per sapere la sorte del suo contratto ed è sempre Scelta che gli consiglierebbe di andare da Helg.
La Gesap, intanto, assomiglia ad un fortino asseditato. Il presidente, Fabio Giambrone, e l’amministratore delegato, Dario Colombo, hanno aperto un’inchiesta interna per accertare se alcuni funzionari della società che gestisce l’aeroporto di Palermo che, secondo quanto riportato dalla stampa, potrebbero essere coinvolti nell’indagine per estorsione che ha portato all’arresto del vice presidente della società, siano compatibili con le funzioni aziendali. Hanno chiesto chiarimenti dettagliati a Scelta sulle dichiarazioni fatte da Palazzolo.
A proposito di Palazzolo, la famiglia del pasticciere continua a non rilasciare interviste, se non per una breve dichiarazione della moglie: “Lo abbiamo fatto per i nostri cinque figli – ha detto – per dare loro l’esempio, e per dire a tutti che bisogna credere nella giustizia“. La pasticceria di Cinisi, intanto, continua ad essere meta di centinaia di curiosi che si congratulano con i lavoratori e gli addetti per il coraggio dimostrato dai titolari.