Dopo i casi di Catania e Trapani intervengono anche i medici aderenti alla Cgil per dire la loro sul sistema della sanità in Sicilia. «Se il commissariamento della Sanità può servire a interrompere il rapporto asfissiante con la politica locale, allora ben venga», scrivono in una lettera aperta il segretario di Fp Cgil Sicilia, Michele Palazzotto, e il responsabile Medici dello stesso sindacato, Renato Costa.
«Le morti delle ultime settimane evidenziano in maniera drammatica le carenze denunciate più volte da Fp Cgil. Crepe – accusano – di un sistema organizzato da anni seguendo logiche clientelari e di appartenenza e quasi mai privilegiando le competenze di chi è chiamato a dirigerlo. Oggi si mandando ispezioni accusando medici e personale sanitario di scarsa professionalità. Ma è davvero questo il problema? Noi crediamo di no: malgrado tutto, il sistema non collassa proprio perché la stragrande maggioranza degli operatori presta la propria opera con scienza e coscienza. Bisogna avere il coraggio di ammettere il fallimento, bisogna avere l’umiltà di dire ricominciamo, lo dobbiamo prima di tutto ai cittadini siciliani, lo dobbiamo ai lavoratori del sistema che, nella maggior parte dei casi, lavora in silenzio, con dignità e abnegazione perché quello che è successo e succede non è malasanità e solo malapolitica. Quello siciliano è un sistema ingiusto, disorganizzato, dove le professionalità e le competenze vengono mortificate dalle tessere di partito, dove mancano protocolli comportamentali (salvo rarissime eccezioni) e non esistono tutele. I reparti vivono una cronica carenza di personale e strumenti per operare mentre la rete dell’emergenza è garantita (medici e infermieri) da personale già dipendente dal Servizio sanitario nazionale, ma mancano verifiche e controlli sulle ore di lavoro svolte».
«Un sistema dove la rete dell’emergenza è garantita (medici e infermieri) da personale già dipendente dal Servizio sanitario nazionale, e dove nessuno controlla e verifica le ore di lavoro svolte, dove non è dato sapere le modalità di reclutamento del personale adibito al 118, dove può succedere che un rianimatore “smonti” dalla notte in ospedale, salga sull’ambulanza del 118, e a fine turno rientri in servizio in ospedale. In un sistema dove le ambulanze continuano a non aver contezza della disponibilità dei posti letto degli ospedali (tranne che per le rianimazioni), dove si continua a ragionare con logiche di “bacino” e non tenendo più banalmente conto della geografia, per cui se il bacino di Catania non comprende Messina gli operatori non prendono in considerazione le disponibilità dei posti letto degli ospedali Peloritani. Ma tutto questo era già noto a chi ha la responsabilità di governare il sistema? Noi crediamo di si, lo abbiamo detto e scritto troppe volte… ».
Anche i 9 presidenti degli Ordini dei medici della Sicilia a Enna hanno discusso dei casi di malasanità e fatto un loro documento:
“Per evitare che episodi analoghi possano verificarsi ancora, è necessario esternare alcune riflessioni. Sono anni che diciamo basta ai tagli lineari e senza razionalità in campo sanitario. Non possono essere più tollerati risparmi dove è in gioco la vita umana. Troppo facile ricordarsi dei medici, mai coinvolti nei processi decisionali, solo per trovare un capro espiatorio ad una condizione che ci vede quotidianamente in prima linea senza strumenti adeguati e in numero sempre minore. Le persone che fiduciose si rivolgono a noi devono sapere quanta burocrazia e carenze strutturali dobbiamo affrontare. Risolvere tutto cercando una responsabilità medica significa non affrontare i reali problemi. Il risultato è che, spenti i riflettori, tutto rimane come prima senza intervenire nei difetti all’origine dei fatti».