Il Canale di Sicilia è la nuova rotta preferita dai trafficanti di droga. Lo scrive la giornalista Romina Marceca, in un articolo del 30 novembre pubblicato sul quotidiano La Repubblica.
La rotta che attraversa il Canale di Sicilia negli ultimi anni è stata la più utilizzata. Lo prova il fatto che gli inquirenti hanno sequestrato in questo tratto di mare in cinque anni oltre 180 tonnellate di hashish, per un valore di quasi 2 miliardi di euro, dodici imbarcazioni tra velieri, navi mercantili, pescherecci e yacht, e arrestato 105 persone.
Intanto Francia, Grecia, Italia e Spagna hanno istituito, nel 2016, un tavolo permanente, sotto la guida dell’Europol, per monitorare viaggi diventati sempre più frequenti. La cooperazione fra i quattro paesi ha portato al sequestro di 110 tonnellate di hashish e quasi sette tonnellate di cocaina scovati dentro le navi per un valore oltre 6 miliardi di euro. Si sospetta adesso che parte dei soldi ricavati vadano a finanziare in parte l’Isis.
Le indagini hanno ricostruito il percorso delle navi: partenza dall’Atlantico al largo di Casablanca o dal Mediterraneo tra Nador, in Marocco e Oran, in Algeria con i marocchini fornitori mondiali di hashish e i libici come acquirenti che affidano il trasporto a turchi, siriani, libanesi o egiziani che su pescherecci o navi commerciali attraverso il Canale Sicilia fino al largo delle coste libiche della Cirenaica orientale sbarcando a Tobruq, in Egitto, dove la droga arriva in Europa attraverso i Balcani. Gli algerini invece, che producono hashish di bassa qualità, preferiscono la rotta via terra che dal Sahara arriva alla Libia.
Le indagini hanno svelato che sui panetti ritrovati ci sono loghi con il marchio Ferrari o quello di altre auto o il dollaro che indicano la qualità del prodotto. Ma non si trasporta solo droga ma anche petrolio, armi, tabacco di contrabbando e uomini.