Ha atteso i 53 profughi dell’Ucraina stringendo fra le dita una ‘montagna’ di palloncini verdi, bianchi e rossi.
Sulle pareti del convento di Sant’Antonio, così come sull’inferriata che da piazza D’Armi si affaccia sul belvedere di Favara, pendevano invece, in una sorta di abbraccio, i colori della bandiera dell’Ucraina.
La sedicenne Carla Bartoli, la promotrice della raccolta fondi che ha superato in pochi giorni 12 mila euro e ha permesso di portare in Sicilia donne e bambini in fuga dalla guerra con la Russia, si è emozionata quando ha visto scendere dall’autobus dell’autolinea Patti donne minute, che tenevano per mano bambini infreddoliti e con il viso spaurito.
Favara, dove una piccola folla festante attendeva l’arrivo dei profughi, è esplosa invece in un caloroso abbraccio. Perché il progetto di ‘Favara for Ukraine’, ossia dare una possibilità di futuro a queste persone lontano dalla guerra, si è concretizzato grazie all’entusiasmo di questa ragazza di sedici anni, che studia a Parigi e sogna di intraprendere la carriera diplomatica. “Mi riempie il cuore di gioia vedere che tante persone hanno creduto in questa iniziativa meravigliosa – dice Carla senza riuscire a trattenere la commozione – Credo che queste persone riusciranno a integrarsi benissimo nella nostra comunità, sono persone che hanno bisogno di vedersi restituire quel pizzico di umanità che gli è stato tolto. Favara ha un cuore grandissimo e lo abbiamo dimostrato ancora una volta”.
Donne e bambini sono stati messi in salvo da Lublino, in Polonia, dove avevano trovato momentaneo rifugio scappando dall’Ucraina. Anche le tante mamme sul pullman, una volta giunte a Favara con i loro figli, si sono commosse. Agli abbracci con Florinda Saieva, mamma di Carla e capo della spedizione umanitaria che è giunta fino a Chelm a circa 20 chilometri dal confine ucraino, ha fatto seguito l’andirivieni degli abitanti di Favara che, all’interno del convento, hanno dato la propria disponibilità ad ospitare e aiutare i proofugi. Fra i primissimi si è presentato un dentista che s’è messo a disposizione per curare gratuitamente quanti avevano problemi; poi la titolare di un centro di formazione in estetica e parruccheria: “Siamo disponibili a offrire i nostri servizi e a coccolare queste donne”.
“Siamo riusciti con caparbietà a fare quello che avevamo pensato. E questa è la dimostrazione che quando una comunità si mette insieme per una buona azione ci riesce – commenta Florinda Saieva, stanca per un viaggio durato quattro giorni ma felice – . Ho ‘tatuato’ nel mio quadernetto che ‘da un piccolo gesto d’amore nasce un seme infinito e questo è il seme infinito che ha generato Favara”. A pochi passi da moglie e figlia, con in mano l’elenco dove saranno ospitati i 53 profughi, c’è anche Andrea Bartoli, il patron della Farm cultural park, un esempio di rigenerazione urbana e sociale che è stato indicato come modello perfino dal governo degli Stati Uniti. Ma anche il sindaco di Favara, Antonio Palumbo, e l’ex ciclista professionista Ucraino Sergii, il punto di contatto fra i profughi e la famiglia Bartoli che è di nuovo in partenza per aiutare altri connazionali. “In questo momento non posso fare altro, penso solo ai nostri bambini e alle nostre donne – dice Sergii che fino a ora ha messo in salvo decine e decine di connazionali – . Ho lasciato la mia famiglia perché so che loro sono in sicurezza qui, a differenza di altri miei compatrioti rimasti a combattere”.
In mattinata, Florinda Saieva è riuscita a compiere un altro piccolo “miracolo”: Anna, 40 anni, infermiera ucraina arrivata col pullman della missione umanitaria avrà un lavoro – con un contratto a tempo determinato – in un hub di Campofranco dove ci sono altri cinque posti disponibili per infermieri provenienti dall’Ucraina. Il sogno di un futuro e di una casa in Sicilia, lontano dagli orrori della guerra, che si è avverato grazie a una ragazza di sedici anni dal volto pulito e con un bellissimo sorriso. (ANSA).