Diciamoci la verità: sapevamo che Raffaele Lombardo era capace di tutto ma mai ci saremmo aspettati che arrivasse fino a tanto. Perché negli ultimi giorni il presidente (dinmissionario?) della Regione siciliana ha dato un'accelerata decisa e ha mostrato tutta la sua propensione per il cesarismo svelando così fino in fondo che la sua passione non è la vera democrazia ma il populismo di stampo sudamericano e perché no quasi paternalistico. Il presidente che doveva essere commissariato è diventato commissario di se stesso e ha commissariato la democrazia e il dissenso. Come quello di Andrea Vecchio e anche di Marco Venturi, gli assessori che hanno avuto il torto di non essere d'accordo con il vero padrone di questa terra che poi sarebbe lui: Raffaele. Anzi Arraffaele (secondo una definizione che ne hanno dato fin qui i suoi detrattori e i suoi avversari politici), il quale in barba a qualisiasi regola (magari interpretata a suo favore), ha deciso che doveva occupare tutti gli spazi possibili mettendoci uomini a lui vicini (a lui fedeli forse è meglio). La nomina di un direttore generale all'assessorato alle Attività produttive a dispetto delle indicazioni da parte dell'assessore Venturi è l'ennesima prova di un cero modo di intendere il potere e la politica.
Il diabolico Lombardo sapeva, nel momento in cui ha presentato le dimissioni, di aver fregato tutti. Stare tre mesi al governo senza alcun controllo parlamentare, senza l'obbligo di andare a riferire in aula, senza l'obbligo di dare risposte a chicchessia e di poter disporre liberamente su tutta l'amministrazione regionale, è davvero un colpo di ingegno. Che si fa ora fino al 28 ottobre? Le imprese sono al collasso, il patto di stabilità vincola le spese della regione (o meglio blocca quel po' di fondi che potrebbero essere utilizzati), Lombardo e i suoi assessori sono impegnati a nominare gli amici e gli amici degli amici. Questa è l'autonomia che vogliono difendere e tutelare? La chiamino con il suo nome vero: l'autonomia è il contrario del cesarismo e del ricatto politico. Lombardo aveva detto che si sarebbe fatto da parte e ha fatto credere a tutti noi che delle cose della regione si sarebbe occupato Massimo Russo. E invece, tanto per far capire chi comanda, Lombardo ha fatto fuori anche Russo dopo averne utilizzato i servigi ed essersi appuntato al petto (per difendersi dagli attacchi di chi lo accusa di aver avuto rapporti con i mafiosi) la spilletta dell'amicizia del magistrato. Ora che non ha freni di alcun tipo Lombardo ha perso anche i freni inibitori e si è rivelato per quello che è: un uomo cui piace il potere. E basta.