L’Ars si impantana sul “collegato”, il disegno di legge stralcio che doveva essere approvato subito dopo la Finanziaria, lo rimanda in Commissione, e scoppia così la polemica fra maggioranza ed opposizione con il governatore Musumeci che “minaccia” il ritorno alle urne nel caso in cui non venissero approvate le riforme.
In Aula è Forza Italia, con il capogruppo Giuseppe Milazzo, chiede 24 ore di tempo per analizzare meglio il testo ma 5 stelle e Pd non ci stanno e chiedono di “andare avanti”. Anche per il capogruppo di Diventerà bellissima Alessandro Aricò chiede di proseguire l’iter. A favore del rinvio, l’Udc guidato da Eleonora Lo Curto – eccetto Vincenzo Figuccia – e il governo, che con l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano parla di “galateo istituzionale”. Ma passa la linea delle opposizioni. Infatti su proposta di Giuseppe Lupo, l’Aula vota per il ritorno in Commissione del “collegato”, così da permettere al Parlamento di affrontare l’esame di altre leggi e lo fa per alzata e seduta con Forza Italia ormai quasi tutta fuori dall’Aula, e così Sala d’Ercole manda ko il governo. Il “collegato” è rispedito in Commissione.
“Ho registrato la volontà del Parlamento che ha deciso di rinviare in commissione bilancio il collegato. La conferenza dei capigruppo ha chiesto alla commissione bilancio di velocizzare l’iter quanto più possibile. Iniziamo domani a lavorare in aula incardinando due disegni di legge tra cui uno sui disturbi di apprendimento e, in seguito inizieremo a discutere le mozioni presentate” – ha detto il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, rinviando la seduta d’Aula a domani alle 12. Prima dell’Aula è fissata una conferenza dei capigruppo allargata ai presidenti delle commissioni parlamentari. “Chiederemo ai presidenti di commissione la trattazione delle leggi che hanno priorità per portarle prima possibile in aula”, ha aggiunto Miccichè.
“Prendo atto, con assoluta serenità, della volontà espressa oggi dal parlamento siciliano di rinviare in commissione Bilancio il disegno di legge sul collegato alla Finanziaria – dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci -. Aspetto fiducioso che il testo torni in Aula per essere serenamente valutato da tutti i gruppi politici, soprattutto negli articoli riguardanti la creazione del Polo per il credito agevolato (fusione Crias-Ircac) e la soppressione dell’Esa, l’ultimo carrozzone della Prima Repubbblica. Una cosa è certa: il mio è il governo del cambiamento, per il quale ho chiesto ed ottenuto a novembre il consenso del popolo siciliano. Se sulla strada delle riforme il parlamento dovesse già da ora mettersi di traverso non ci sarebbe più alcuna ragione per restare al mio posto. In questa Regione devastata e saccheggiata dalla più famelica partitocrazia non è più tempo per riproporre metodi antichi”.
Partano all’attacco le opposizioni. Per il presidente del gruppo parlamentare Pd all’Ars Giuseppe Lupo “è evidente che a maggioranza si è spaccata in due come una mela e non ha più una linea politica condivisa. Gli interventi contrapposti dei principali gruppi parlamentari di maggioranza in Aula con il capogruppo di Forza Italia che ha chiesto di rinviare i lavori mentre quello di Diventerà Bellissima sosteneva la necessità di andare avanti – prosegue Lupo – sono la prova di una maggioranza che si è sciolta come neve al sole. E’ indispensabile – continua -che il presidente Musumeci chiarisca come andare avanti. Intanto, la conferenza dei capigruppo – conclude il parlamentare PD – approvi adesso un programma di lavori parlamentari che tenga conto delle priorità per lo sviluppo e il lavoro”.
“Dopo due mesi di melina tutta interna alla maggioranza, che ha paralizzato l’Ars senza permetterle di votare una sola legge, il governo Musumeci ha il dovere di presentarsi in Aula per dire se questa maggioranza c’è ancora e se esiste ancora un programma di governo sul quale confrontarsi con gli strumenti della democrazia: discussione e voto – afferma Claudio Fava, deputato regionale del movimento “Cento passi”, che ironizza “se questo tipo di confronto non è possibile, meglio trasformare la Regione in un Principato ed abolire il Parlamento regionale. Almeno i siciliani sapranno a chi presentare il conto”.