L’esecutore dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, condannato in via definitiva per omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso ed altro a 7 ergastoli, era tra coloro che percepivano il reddito di cittadinanza in maniera indebita. Lo ha scoperto la Guardia di finanza in una operazione finalizzata al contrasto all’indebita percezione del reddito di cittadinanza. Operazione che ha messo in luce di come molti soggetti condannati per mafia percepiscono la misura di sostegno.
I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria, su disposizione del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio e del sostituto Gloria Andreoli, hanno eseguito il sequestro preventivo di 8 social card utilizzate per fruire del reddito di cittadinanza, che si aggiungono alle 11 già sequestrate nei giorni scorsi.
I titolari delle carte sequestrate sono tutti indagati a piede libero per i reati di indebita percezione di reddito di cittadinanza e falso in autodichiarazione. I finanzieri, nell’ambito di una vasta indagine coordinata dalla procura della Repubblica del capoluogo agrigentino, hanno accertato, che tra i percettori del beneficio oggi indagati, figurano soggetti sottoposti a misura detentiva per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, attualmente detenuti, nonché per reati associativi finalizzati al traffico di sostanze stupefacenti, furto, ed altri reati comuni.
Tutte le posizioni illecite fatte emergere dalle Fiamme Gialle sono state segnalate all’Inps per la revoca e il recupero del beneficio economico. Una prima stima, fa ritenere ammontante ad € 110.000, il danno per le casse pubbliche già accertato. Sono in corso ulteriori indagini per identificare altri illegittimi percettori del reddito di cittadinanza.
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