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Il Ministro del Lavoro Poletti: “Il Jobs Act produrrà effetti anche in Sicilia”

Last updated on 6 marzo 2021

Il Jobs act “penso che produrra’ anche qui dei risultati, perche’ abbiamo cercato di spingere con molta forza sul versante della stabilizzazione dei rapporti di lavoro“. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a Palermo, a margine del convegno “Nuove e vecchie poverta'”, all’Albergo delle Povere, a proposito dei risultati poco soddisfacenti di impatto del Jobs act in Sicilia.
“Credo che in Sicilia va connesso al sistema imprenditoriale, alle dinamiche dell’economia locale – ha aggiunto -. Pensiamo che questo sia un elemento che deve cambiare strutturalmente il sistema del lavoro nel nostro Paese. Sappiamo bene che gli incentivi e i cambiamenti normativi comunque debbono fondarsi su una condizione delle dinamiche dell’economia. Evidentemente le situazioni della Sicilia sono tali da non aver raccolto questa sfida – ha detto Poletti – ma sono convinto succedera’ anche in Sicilia”.
Il Ministro, intervenendo al convegno, ha affrontato il nodo delle politiche di sostegno nei confronti delle fasce piu’ deboli della popolazione. “Dobbiamo fare una lotta alla poverta’ che e’ elemento di civilta’ e tenuta sociale – ha aggiunto -, senza la quale gli elementi di conflitto aumenteranno”. Per far questo ha spiegato Poletti “abbiamo bisogno di cambiare la qualita’ della spesa pubblica nel nostro Paese, sapendo che una parte essenziale e’ costo del lavoro, che in molti casi e’ un lavoro che non produce ricchezza. Chiudere gli Enti inutili? Si’, ma bisogna valutare l’impatto che una misura del genere avrebbe. Ci saranno meno persone che spendono, visto che non producono reddito. Non hai l’Ente inutile ma devi pagargli la cassa integrazione”. Allora, ha sottolineato Poletti “bisogna avere rigore per costruire questa transizione dal passato al presente. Le persone che non producono possono essere messe dove invece producono. Bisogna cambiare ma gestendo gli esiti di quel processo”. Sulla mancanza di misure di inclusione sociale il Ministro ha aggiunto: “Non avere impostato delle misure di reddito di inclusione sociale ha creato un uso distorto degli strumenti alternativi”. Al centro di tutto rimane “Il tema della mancanza di lavoro che produce una condizione di difficolta’ sociale. La precarizzazione che c’e’ stata negli ultimi venti anni e’ una cosa i cui effetti  dovremo ancora a soffrire per tempi lunghi”, ha concluso Poletti.

LA POVERTA’.  Si stima che in Sicilia le persone sotto la soglia di povertà assoluta siano 954mila su 5 milioni di residenti (il 18,5% del totale), mentre le famiglie disagiate 320mila su 2 milioni (il 15,8%). Numeri allarmanti (elaborati su base Istat e riferiti al 2013), superiori nettamente alla media del Paese e anche a quella del Mezzogiorno. In Italia, infatti, l’incidenza della povertà assoluta delle persone sul totale dei residenti è pari all’8 per cento mentre per le famiglie è del 6,8 per cento. Il dato cresce al Sud (rispettivamente 14,8 e 12,8 per cento) ma lontano dai picchi della Sicilia.  Una fotografia estremamente preoccupante quella che è emersa dal dossier curato dall’assessorato regionale al Lavoro e presentato stamane nel corso della tavola rotonda Nuove e vecchie povertà – Stato e Regioni verso il reddito di inclusione sociale: il Laboratorio Sicilia, all’Albergo delle Povere, a Palermo. Al confronto hanno preso parte, tra gli altri, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, il presidente dell’Inps, Tito Boeri,  e Bruno Caruso, assessore regionale al Lavoro e alle Politiche sociali. L’incontro è stato l’occasione per illustrare il disegno di legge concepito dall’assessorato,Misure di contrasto alla povertà assoluta, ancora da presentare in Assemblea, al fine di introdurre un sistema di interventi per ridurre il fenomeno della povertà assoluta. Un piano regionale triennale, racchiuso in 9 articoli, con il compito di individuare la platea dei beneficiari (famiglie residenti nell’Isola da almeno un anno con unIsee inferiore ai 12 mila euro) e istituire un reddito minimo familiare, oltre a interventi di politica attiva del lavoro. Riguardo la copertura finanziaria nel testo è indicato soltanto che saranno determinate «sulla base delle risorse regionali, nazionali ed europee disponibile». Un passaggio essenziale la cui vaghezza ha suscitato l’ironia del presidente dell’Inps Boeri che pur riconoscendo «l’atto di coraggio della Sicilia», ha definito il testo come «qualcosa di generico» e che non ha affrontato «il problema cruciale delle risorse e di chi seleziona i beneficiari».

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