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Il pilone bloccato della Sorgente-Rizziconi ci costa 600 milioni l'anno

PALERMO – Un’opera che potrebbe far risparmiare ai cittadini e alle imprese 600 milioni l’anno, per il 99% completata, ma che resta bloccata a causa di un pasticcio di pianificazione territoriale. Si tratta del collegamento elettrico tra Rizziconi in Calabria e Sorgente nel messinese, necessario per mettere la Sicilia a sistema con il resto del paese e favorire così l’interscambio elettrico tra l’isola e la penisola. Un’opera che, secondo cronoprogramma, doveva essere completata e messa in funzione alla fine di giugno ma che non potrà esserlo a causa del blocco di un pilone, l’ormai famoso pilone 40, bloccato per i vincoli sopravvenuti (ovvero non esistenti al momento delle autorizzazioni) del Piano paesistico nonostante il sede di Conferenza di servizi il sovrintendente di Messina avesse espresso parere positivo alla costruzione della struttura: il pilone è stato bloccato dalla magistratura sulla base di una denuncia presentata da una delle tante associazioni ambientaliste che operano in quell’area. La vicenda è stata raccontata da Stefano Conti, direttore del settore sviluppo rete di Terna (che nel frattempo ha speso 700 milioni), a Palermo nell’ambito del convegno organizzato dalla Uiltec sul tema della Green energy. Conti ha insistito molto sul rapporto di leale collaborazione con la Regione siciliana anche per quanto riguarda altri due progetti che sono in fase di autorizzazione. Per tutta risposta l’assessore all’Energia e ai servizi di pubblica utilità Vania Contrafatto ha liquidato la vicenda in pochi passaggi sostenendo che il problema può essere risolto spostando il pilone di 30 metri. Cosa, ovviamente, tutta da dimostrare visto che secondo i tecnici un eventuale spostamento sarebbe molto più complicato e che addirittura sarebbe necessario riavviare l’iter autorizzativo, almeno per quella parte di cantiere soggetto a modifica. Così in 12 anni, tanti ne sono passati dall’avvio della procedura per la realizzazione di quest’opera ritenuta strategica per il Paese, quella del pilone 40 è la ciliegina sulla torta in una vicenda che è ormai diventata il simbolo dell’inefficienza politica e burocratica: «Abbiamo eliminato 87 chilometri di linee vecchie – dice Conti – e di piloni ne abbiamo eliminati 550 e per uno non si riesce a trovare una soluzione».

Un caso, quello dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, che per la Uil è il simbolo di come vanno le cose: «Ci sono – dice il segretario regionale della Uiltec Antonio Ferro – tre progetti di riconversione per quasi 500 milioni su Gela, San Filippo del Mela e Augusta. Un piano di nuovi investimenti per il completamento delle linee di Terna sull’alta tensione per quasi 600 milioni. Queste sono solo alcune delle iniziative industriali che puntano in Sicilia alla Green Energy e a nuove fonti energetiche Chiediamo al Governo Crocetta di sbloccare le autorizzazioni e di creare le giuste condizioni per chi decide di investire nell’Isola».
E il segretario nazionale della Uiltec Paolo Pirani fa un appello anche al governo nazionale e annuncia una manifestazione per il 19 in Piazza Montecitorio: «La tematica energetica dovrebbe tornare sotto la politica nazionale per dare un indirizzo e il governo dovrebbe tornare a metterla in agenda, anche per questo manifesteremo il 19 a Piazza Montecitorio. La Sicilia ha sempre giocato un ruolo fondamentale in questa partita soprattutto per la posizione geografica, ma anche per sua vocazione manifatturiera, che noi come sindacato rivendichiamo. Anche per questo – ha continuato il leader sindacale – abbiamo fortemente voluto l’accordo con Eni per la riconversione della raffineria di Gela, che deve diventare una grande area di produzione di biodiesel, ma anche di bioetanolo per Mossi e Ghisolfi; tutto questo significa grandi opportunità, sviluppo e lavoro per la Sicilia». Insomma «occorre ridare cittadinanza alla manifattura e fare industria, laddove per industria non si intende la  contrapposizione con l’ambiente». Ma per fare questo il sindacalista sottolinea l’importanza di una politica energetica che «tenda ad abbassare i costi della bolletta energetica, ancora troppo alti, quasi del 35 per cento superiori a quelli dei nostri diretti competitor europei e che attualmente significa correre con una gamba legata». «Il nostro sindacato – ha concluso Pirani – è un sindacato di proposte e non di proteste, siamo favorevoli alla riconversione delle centrali, vogliamo stimolare e sollecitare la politica industriale e in un territorio come quello siciliano con così grandi potenzialità rispetto alle nuove tecnologie e all’energia verde, non possiamo accettare che il governo resti inerme».

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