«Il presente procedimento fa luce su di un ingegnoso e complesso meccanismo che avuto quale unico scopo il programmato e continuo latrocinio di ingentissime somme pubbliche destinate al soddisfacimento di pubblici interessi, attraverso l’utilizzo dello schermo sociale rappresentato dell’ente di formazione Ciapi di Palermo». Sono le parole del Gip Luigi Petrucci nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di politici, imprenditori e faccendieri coinvolti nell’operazione “Mala gestio”. «Tale “sistema” – conitnua Petrucci – è stato progettato, diretto e realizzato da Faustino Giacchetto, apparente anonimo imprenditore nel campo della comunicazione»
E di immoralità di politici ha parlato anche l’Olaf, l’ufficio dell’Unione europea preposto a fare da “controllore” sulle attività economiche degli Stati che hanno ottenuto finanziamenti europei.
Ecco cosa scriveva l’Olaf nella informativa trasmessa agli uffici giudiziari di Palermo: «Emergeva un drammatico sistema d’illegalità diffusa all’interno degli uffici pubblici, che ha coinvolto a largo raggio esponenti politici, funzionari pubblici e soggetti economici. Tale sistema ben rodato, è stato appositamente predisposto al fine dell’ignobile mercimonio di fondi pubblici destinati al sostegno delle politiche occupazionali. I fatti hanno dimostrato, da un lato, che nessun ausilio/sostegno ai destinatari finali delle provvidenze è stato apportato e, dall’altro, che analogo meccanismo di latrocinio ha riguardato anche altri progetti, finanziati con notevoli risorse economiche, assegnati al Ciapi». Le indagini si stanno spostando anche a Roma dove aveva la sua base una delle 17 persone indagate, Rossella Bussetti, definita «la signora degli appalti».
Proseguono, intanto, gli interrogatori delle 17 persone coinvolte nei due tronconi dell’inchiesta. Dopo la scarcerazione di Concetta Argento, moglie di Giacchetto, è toccato alla segretaria di Giacchetto, Stefania Scaduto. la donna ha parzialmente ammesso alcuni dei fatti che le sono stati contestati ma ha sottolineato che, in pratica, «eseguiva gli ordini».
Si sono registrate le prime ammissioni dell’imprenditore Pietro Messina, il quale era stato già ascoltato da organi inquirenti nel maggio del 2012. A proposito dei suoi rapporti commerciali con il Ciapi Messina ha così risposto : «Sono amministratore di una società che si occupa di comunicazione, marketing, vendita di Spazi pubblicitari, creatività ed organizzazione di eventi/convegni/meeting, nonché della vendita di oggetti/gadget personalizzati (es. magliette, cappellini, etc.). Nel corso del 2008/2009, seppi da tale Argento e da tale Francesco (…) di cui non ricordo il nome – due comunicatori pubblicitari – che il Ciapi doveva fare della pubblicità su quotidiani e su cartellonistica/banner, nonché acquistare dei gadget personalizzati per una manifestazione. Ricordo che i due mi furono indicati in occasione dei miei giri presso clienti pubblicitari».
«Loro – ha proseguito Messina – mi segnalarono dei potenziali clienti tra cui il Ciapi che, a loro detta, doveva svolgere delle attività pubblicitarie. Pertanto, dissi loro che mi sarei recato al Ciapi e che, se fosse andato a buon fine il mio tentativo di instaurare un rapporto commerciale con l’ente, avrei riconosciuto ad entrambi la provvigione per la “segnalazione cliente”». «Naturalmente ho corrisposto sia ad Argento che a Francesco (…) una provvigione del 15-20% circa per avermi presentato il cliente Ciapi. La provvigione è stata pagata, in più soluzioni con assegni e contanti e dietro fatture, ad entrambi tramite la società di Argento». E passiamo ad Angelo Vitale, un imprenditore che, all’inizio dell’indagine, era tra i più stretti collaboratori di Giacchetto e che, oggi, sta collaborando con i magistrati per spezzare la catena delle complicità e del malaffare.
Queste alcune delle fatture che sono state contestate a Vitale e che sono riconducibili all’azienda della quale era titolare: 21.02.2008 (euro 33.868); 21.02.2008 (euro 60.480); 07.04.2008 (euro 22.579), 7.04.2008 (euro 32.256); 5.05.2008 (euro 107.676); 5.05.2008 (euro 30.732); 10.07.2008 (euro 35.280); 10.07.2008 (euro 50.400); 18.09.2008 (euro 35.005); per un totale di euro 408.278.
«Il quadro di corruttela venuto alla luce – ha scritto il Gip – è senza ombra di dubbio caratterizzato da estremi di devastante gravità, raramente riscontrata in indagini giudiziarie volte alla repressione di questo genere di illeciti. Né è questo un dato che deve sorprendere. Basti solo pensare ai rilievi della Corte dei Conti sulle sprechi dei soldi pubblici e del danno conseguente alle condotte corruttive».