A Trapani c’è un consigliere comunale, Francesco Salone, che per cercare un po’ di notorietà usa il più abusato degli argomenti: attaccare i migranti. E così fa sapere a tutti che il nuovo centro polifunzionale per i profughi, costato 2 milioni di euro con fondi europei, ha enormi travi in legno massello a vista, grandi vetrate termicamente isolate, aria condizionata e climatizzazione “perfino” nei bagni, aule predisposte per le connessioni informatiche. “Una realizzazione che sfiora il lusso – scrive Salone. Abbiamo speso due milioni di euro dell’UE, quindi anche soldi nostri, per una struttura ricreativa, destinata ai richiedenti asilo in transito a Trapani, e non riusciamo a cavare un ragno dal buco per mettere in sicurezza le nostre scuole, per ristrutturare la scuola Buscaino Campo, per assicurare aule fresche d’estate e calde in inverno per i nostri bambini alle elementari e per i nostri ragazzi alle medie”. L’argomento è quello sentito miliardi di volte: “prima noi poi loro”. “E non mi si dica che sono razzista, perché sono fermamente convinto che prima bisognerebbe garantire diritti, sicurezza e servizi ai cittadini italiani e poi ai cittadini di qualsiasi altra nazione europea o extraeuropea”. Per il consigliere comunale Trapanese quei soldi potevano essere impiegati in tanti altri modi.
Povero Salone. Non immagina che il problema è un altro (e che forse lui, da politico, è anche parte del problema): gestire le decine di migliaia di migranti che nei prossimi mesi verranno soccorsi nel Mediterraneo. E che il problema non si risolve con il populismo.
Intanto c’è la grande urgenza di questi giorni, trovare posto per i profughi. Il Ministero dell’Interno ha inviato a tutti i prefetti la richiesta di trovare subito 6.500 posti in vista dei prossimi arrivi, anche con “provvedimenti di occupazione d’urgenza e requisizione” di strutture. Una disposizione d’urgenza ai prefetti, invitandoli “in situazioni di particolare necessità a ricorrere a forme di contrattazione diretta, per un tempo limitato alla predisposizione degli atti di gara”. Tutto, insomma, basta che si trovano posti per accogliere i migranti. La situazione è al collasso. Le strutture esistenti non bastano più, sono strapiene e per le prossime settimane si stimano migliaia di arrivi. Si stanno raggiungendo cifre enormi, di barconi soccorsi con a bordo centinaia di migranti. Dall’inizio dell’anno sono già stati soccorsi circa 20 mila migranti. Un dato che va di pari passo con il trend dello scorso anno. Nel 2014 furono 170 mila i profughi soccorsi e arrivati in Italia.
E le previsioni, se così continuano le cose, sono di 250 mila immigrati per la fine dell’anno, dicono gli ottimisti.Ci sono quelli che non ce la fanno, i morti sono già 500 in questi primi 3 mesi e mezzo. Immigrati di nazionalità siriana, irachena, che provengono dal Corno d’Africa. La maggior parte di loro hanno diritto all’asilo e chiede il riconoscimento dello status per poi partire per altri paesi europei. Ma nei territori poi la situazione si inceppa, con le prefetture intasate, con i documenti vengono evasi con molta lentezza e che generano la protesta degli immigrati. I profughi dai due mesi di permanenza previsti dall’iter burocratico rimangono nei centri di accoglienza anche fino ad un anno e mezzo. Dal Viminale, quindi, arriva a tutti i prefetti del territorio nazionale l’invito ad adoperarsi per trovare strutture in grado di accogliere i migranti. Ci si prepara all’emergenza, che coinvolge sopratutto la Sicilia, dove dal primo gennaio sono stati ospitati 12 mila profughi. Per questo la richiesta del Viminale è indirizzata a tutte le regioni per alleggerire la situazione in Sicilia, ma anche in Calabria, dove sono 2.300 i profughi nei centri di accoglienza. La circolare firmata dal prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione del Viminale, per trovare 6.500 posti in tutta Italia evidenzia che è necessaria la “distribuzione sull’intero territorio anche per evitare problemi di ordine pubblico” e per “una suddivisione equa delle responsabilità di tutti i capoluoghi di provincia” in proporzione al numero di abitanti. Ci si attrezza in vista dell’estate. Si pensa anche a sistemare alloggi nelle caserme, anche qui si deve fare in fretta per le ristrutturazioni già avviate. In caso di ulteriore emergenza, ma la situazione è già drammatica, si ricorrerà alle tendopoli. In tutto ciò molti comuni mostrano delle resistenze. Sono soprattutto quelli in cui si va a votare il prossimo 31 maggio. Qui si inseriscono anche alcune uscite, populiste, dei politici, che non servono a risolvere il problema con serietà.