Last updated on 17 gennaio 2021
“Non è accettabile che noi si subisca ulteriori restrizioni perché c’è resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti letto di terapia intensiva o ordinari. Sono a casa, da tre settimane col Covid, ed è da tre settimane che vi prego di aprire posti” . Questa frase è di Mario La Rocca, il superburocrate siciliano finito (e non si capisce davvero il perché) nell’occhio del ciclone per un pezzo pubblicato sul quotidiano La Sicilia. Una fase che, insieme ad altre cose che ha detto, gravissima. Non per lui, beninteso, ma per un sistema che fa acqua da tutte le parti. Raccomandati e coccolati dalla politica per tanti anni certi primarioni o manager hanno fatto il gioco del nemico: il virus.
Se comprendiamo bene il senso delle parole del superburocrate dell’assessorato alla Salute ci sarebbe stata resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti di terapia intensiva. Non solo, come ha poi raccontato all’Ansa sempre La Rocca qualcuno avrebbe falsificato le cartelle cliniche “Pur di non svuotare alcuni reparti, per destinare i posti letto ai pazienti Covid, c’è chi ha scritto nelle cartelle cliniche diagnosi inventate, ne ricordo una che parlava di tubercolosi, ma non era vero”.
“Pur di non svuotare alcuni reparti, per destinare i posti letto ai pazienti Covid, c’è chi ha scritto nelle cartelle cliniche diagnosi inventate, ne ricordo una che parlava di tubercolosi, ma non era vero”
Ci viene il sospetto che la manina che ha passato l’audio al giornalista del quotidiano La Sicilia (che ha fatto il suo dovere di cronista e ha fatto bene a pubblicare il tutto) sia la la mano di chi ha provato a resistere falsificando le cartelle cliniche o mettendo in piedi chissà quale artificio pur di non dare i posti Covid. Nell’altra dichiarazione rilasciata all’Ansa La Rocca rivela dettagli ancora più nauseanti che riguardano l’ospedale Cervello: “Quando andai all’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, vidi che nel pronto soccorso di pediatria c’era una sola bambina che faceva i compiti. Appurai che c’erano 6-7 accessi al giorno in questo reparto che era separato solo da una porta dall’area Covid: da lì mi arrivavano le grida disperate di aiuto dei pazienti Covid. Quella mattina il personale aveva chiesto gli straordinari e non voleva spostarsi di reparto mentre c’era chi aveva bisogno. C’era dunque la possibilità di reperire lì dei posti letto Covid ma tutto era immobile”.
Fate un po’ voi il ragionamento che va fatto. Ma in questo caso la politica invece di straparlare per puro interesse di bottega provi a fare un’analisi lucida dei fatti. ma soprattutto l’Ordine dei medici convochi immediatamente Mario La Rocca e si faccia dare i nomi di questi mammasantissima della sanità siciliana perché ci sono implicazioni etiche e disciplinari chiare e inconfutabili. Ma poi la magistratura siciliana, che sembra in letargo, si faccia avanti e ci faccia sapere se ha intenzione di aprire un’indagine sulla gestione dentro e fuori gli ospedali dell’emergenza Covid perché è nell’emergenza che il malaffare cresce ed è nell’emergenza che si costruiscono carriere e si ingrassano i portafogli.
Lo stato delle terapie intensive pesa sulla valutazione del governo nazionale e ha un peso specifico nel determinare se la Sicilia deve stare o meno in zona arancione o rossa. Non vi sembri una questione da poco perché è in gioco il destino di migliaia di famiglie: piccoli imprenditori spesso che hanno investito tutto nella loro azienda.
La vicenda è questa volta sia seria che grave. Perché lo stato delle terapie intensive pesa sulla valutazione del governo nazionale e ha un peso specifico nel determinare se la Sicilia deve stare o meno in zona arancione o rossa. Non vi sembri una questione da poco perché è in gioco il destino di migliaia di famiglie: piccoli imprenditori spesso che hanno investito tutto nella loro azienda. E ha fatto bene La Rocca a dire: “Oggi su Cross dev’essere calato tutto il primo step al 15 novembre. Non sento ca.., perché oggi faranno le valutazioni e in funzione dei posti letto di terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede”. Il ministero ha inviato i Nas? ha fatto bene. Si facciano dire i nomi di chi gioca allo sfascio. C’è gente, nel sistema sanitario siciliano, che non ha pudore. E’ arrivato il momento di cacciarli via.
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