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Incendi, Crocetta: "Chiederemo lo stato di calamità"

In Sicilia in due giorni è andata in fumo una macchia mediterranea e boschiva più vasta rispetto a quella distrutta dagli incendi in tutto il 2013, e da giugno a ottobre 2015. In 48 ore sono 800 i roghi divampati contemporaneamente, 5.626 gli ettari di terra incendiati, comunica la Regione siciliana,che stima danni per 30 mln di euro (per il solo rimboscamento) e annuncia misure eccezionali per la prevenzione incendi. I danni più ingenti nel Palermitano (3mila ettari in fumo), nel Messinese (1200),nell’Agrigentino.

 Il presidente della Regione siciliana, a Cefalù per incontrare il sindaco della città colpita dagli incendi, ha annunciato che la Regione chiederà al governo nazionale lo stato di calamità.
“Non lasceremo sola Cefalù e le altre zone colpite”. “Nella cittadina normanna – dice Crocetta – i danni sono ingenti, oltre ai boschi in cebere, danneggiate 10 abitazioni e sgomberate 5 famiglie. Sono 12 le persone a cui sta dando accoglienza il Comune”. Tra le altre attività danneggiate, una discoteca, un ristorante, una serigrafia, il Club Med e altre strutture turistiche. La sola chiusura di queste attività ha causato la perdita di lavoro per circa cento persone. “Si tratta di un primo bilancio – continua il governatore -. Una parte della rete idrica in polietilene della frazione di Sant’Ambrogio è danneggiata, un tratto di circa 2,5 km. In alcune aree i cittadini ricevono acqua solo attraverso le autobotti”. Crocetta prevede finanziamenti specifici per il rifacimento delle opere danneggiate.

«C’è un attacco politico-mafioso  dietro questi incendi. È un preciso disegno affaristico e  criminale della mafia ma anche un attacco a un governo che la  combatte». Non usa giri di parole il governatore siciliano  Rosario Crocetta.  «Sono dati drammatici di una Sicilia sottoposta da anni al  massacro del suo territorio», spiega Crocetta, che accosta i piromani ai tagliagole dell’Isis, annuncia  misure speciali: un provvedimento amministrativo vieterà i  pascoli per 5 anni nelle aree incendiate, e in settimana la  giunta approverà un ddl che eleva a 20 anni il divieto di  edificabilità nelle aree boschive colpite dai roghi. Droni,  elicotteri, autobotti e apparecchiature per 150 milioni di euro  saranno acquistati dalla Regione e 30 milioni serviranno per il  rimboschimento.

«Quest’anno il piano antincendio in Sicilia è partito il 15  giugno, come prevede la legge – spiega il governatore -. Non ci  sono stati ritardi. 7.500 uomini, 1000 volontari della  Protezione civile e 6.500 forestali sono stati utilizzati per i  spegnere i roghi». Per Crocetta «serve una nuova frontiera  antimafia, una nuova riscossa morale». E per questo lancia un  appello: «Cittadini, sindacati, lavoratori collaborino con  l’amministrazione, le forze dell’ordine e la magistratura per  identificare i criminali». Appello che rivolge anche ai 24 mila  forestali della Regione, invitandoli a collaborare «perchè  additare l’intero corpo è sbagliato».

Crocetta, che nei mesi scorsi ha licenziato 180 forestali  condannati in via definitiva – alcuni per reati gravi- non  esclude ritorsioni: «È possibile ma l’elenco è facile da  controllare, prima di emettere i provvedimenti l’ho inviato alla  Dda di Palermo. Se ci sono responsabilità si può indagare su  questi nomi».

SISTEMA ANTINCENDIO. “Non e’ vero che il sistema antincendio non era pronto, ma è chiaro che per entrare a pieno ritmo erano necessari alcuni giorni. La macchina ora è pienamente in funzione. Certo, qualche deficienza nelle prime ore c’è stata, ma abbiamo cercato di risolverla. La giornata del 16 giugno è stata eccezionale. Chi era nella sala operativa, ha potuto verificare come difficilmente si potevano soddisfare tutte le richieste di aiuto“: lo ha detto il direttore generale del Comando forestale della Regione siciliana, Gaetano Gullo, incontrando con il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, i giornalisti a Palazzo d’Orleans.


CONFAGRICOLTURA. La speranza è che venga fatta immediatamente piena luce sulle cause che hanno scatenato l’inferno in provincia di Palermo e Messina”. E’ quanto dichiarato dal presidente della Confagricoltura siciliana Ettore Pottino all’indomani della due giorni di fuoco che ha gettato nel panico gran parte della Sicilia con l’arrivo del primo vento di scirocco.
Per il momento come agricoltori siamo molto attenti a presidiare i nostri territori specialmente di quelli di alta collina coltivati a grano duro dove ancora non sono iniziate le operazioni di trebbiatura“. “Non è un caso che le fiamme partano dalle aree demaniali. In ogni caso –aggiunge Pottino – il problema non è tanto conoscere le cause dei roghi che vanno comunque accertate e se dolose vanno trovati e perseguiti duramente i responsabili, ma come prevenirli. In questo senso si potrebbe pensare ad una utilizzazione diversa delle forze impegnate in questo settore, ad una maggiore fruizione e valorizzazione economica delle aree protette, ad un maggior presidio del territorio ed al miglioramento della viabilità delle zone interne, vero tallone d’Achille di tutte le aree interne dell’isola”.
In ogni caso – riflette ad alta voce il presidente della Confagricoltura siciliana – in un territorio dove c’è la presenza dell’uomo che svolge un’attività economica si abbassa notevolmente il rischio di catastrofe naturale. Per questa ragione dovremo ripensare per tempo e con i dovuti approfondimenti le regole per rendere fruibili queste aree evitando di criminalizzare, per colpa di pochi, contesti economici e produttivi che non hanno alternative e che consentono di preservare il territorio”.
Sarebbe quindi opportuno partire con la misura del PSR per la forestazione. Tra le cinque sottomisure che la Regione ha deciso di attivare vi sono quelle riguardanti la prevenzione ed il ripristino delle aree colpite dagli incendi“. “Siamo disponibili a che la Regione concorra con propri progetti ad attingere a parte delle risorse finanziarie stanziate dal PSR a favore degli agricoltori a condizione che vengano realizzate le infrastrutture necessarie per il controllo ed il raggiungimento delle aree ad alta densità boschiva. Affidarci solo ed esclusivamente all’uso dei Canadair è una forma di difesa costosa ed assolutamente inutile”.

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