Intercettazione Crocetta – Tutino, giovedì i giornalisti de L’Espresso davanti ai Pm. I giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi saranno sentiti giovedì prossimo dai magistrati della Procura di Palermo in merito all’indagine avviata dopo la pubblicazione sull’Espresso della presunta intercettazione (la cui esistenza è stata smentita da più procure) riguardante un colloquio tra il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e il suo medico personale Matteo Tutino, attualmente agli arresti domiciliari per falso, truffa e peculato. Il medico, secondo quanto ricostruito dai due collaboratori del settimanale, avrebbe detto a Crocetta che Lucia Borsellino andava fatta fuori come il padre. Messina e Zoppi sono indagati per pubblicazione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico. Messina risponde pure di calunnia, in quanto sarebbe stato smentito da una sua presunta fonte, chiamata in causa dal cronista. Gli indagati sono assistiti dall’avvocato Fabio Bognanni e avevano dato la loro disponibilità ad essere sentiti dalla Procura.
Intanto sul caso Tutino c’è uno stallo tra procure. Il fascicolo sul medico di Crocetta fino al 15 settembre nelle mani di Sergio Lari che poi cambierà incarico. E due magistrati sono incompatibili con l’inchiesta. Lo scrive Giuseppe Lo Bianco su Il Fatto Quotidiano:
Amico di uno dei medici indagati, il procuratore di Palermo Franco Lo Voi è costretto ad astenersi dal fascicolo giudiziario più scottante dell’estate, quello che raccoglie le intercettazioni tra il chirurgo estetico Matteo Tutino e il governatore Rosario Crocetta, e che nel luglio scorso ha fatto scricchiolare per qualche giorno il governo regionale sotto il peso dell’intercettazione “fantasma” (quella con il brutto riferimento a Lucia Borsellino) pubblicata dall’Espresso, al centro di un’altra inchiesta giunta in dirittura di arrivo.
Oggi quel fascicolo giudiziario continua a seminare imbarazzo, questa volta tra i magistrati siciliani chiamati dal procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, in applicazione dell’articolo 11 del codice di procedura penale, a coordinare le indagini. Se ne occuperà, ma solo sino al 15 settembre, il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, dominus delle indagini sulle stragi del ’92, visto che alla metà di settembre lascerà la sua poltrona di capo della procura per andare a occupare quella di procuratore generale, nello stesso palazzo di Giustizia. In quella data, dopo avere ricevuto la comunicazione formale del suo collega nisseno, il pg Scarpinato dovrà individuare un altro coordinatore e l’impresa non si annuncia facile, visto che la vice di Lari, il procuratore aggiunto Lia Sava, è testimone dell’inchiesta per essere stata tra i pazienti di Tutino, che ha compiuto nei suoi confronti un’intervento di chirurgia estetica.
Dopo il 15 settembre, insomma, il fascicolo giudiziario tornerà “in cerca d’autore” o, meglio, di coordinatore, ferma restando, come prevede la legge, la prosecuzione delle indagini condotte dai magistrati di Palermo Luca Battinieri e dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, che restano titolari di un’inchiesta che deve accertare, tral’altro, il ruolo anomalo esercitato dal chirurgo estetico vicino a Crocetta, e dal suo cerchio magico politico sanitario, sull’ex assessore Lucia Borsellino, destinataria di pressioni per dare vita, con un finanziamento pubblico, a una bio banca dei tessuti di proprietà della biologa Mirta Baiamonte, figlia di Giacomo, deputato (per tre legislature) di Forza Italia. Il tutto in un contesto di impunità disciplinari garantite, secondo l’accusa, da altri medici (due dei quali sospesi dal gip per sei mesi), tra cui il primario del reparto di cardiologia Nicola Sanfilippo, sorpreso a rassicurare a telefono Tutino che il procedimento aperto nei suoi confronti non sarebbe andato avanti.
Per questo Sanfilippo ha ricevuto un avviso di garanzia dal pm che ha ascoltato come testimone anche sua moglie, Luciana Savagnone, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti siciliana; entrambi i coniugi sono amici del procuratore Lo Voi che, per questa ragione, si è astenuto dal condurre le indagini. Che si annunciano ricche di nuovi colpi di scena: proprio l’altro ieri quel fascicolo giudiziario si è arricchito a sorpresa di verbali di identificazione, altri atti giudiziari e uno scambio di email tra Tutino ed esponenti delle forze dell’ordine, tra cui l’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta, marito della biologa Mirta Baiamonte, trovati nella ex stanza di Matteo Tutino da due chirurghi plastici, suoi acerrimi avversari, uno dei quali, Dario Sajeva, era stato il bersaglio delle denunce presentate in procura da Tutino (e avallate da Crocetta) poi archiviate dal gip Lorenzo Matassa, che le ha definite “strampalate”.
Qualche giorno dopo essere tornato in possesso della sua vecchia stanza, il primo agosto scorso, Sajeva ha ritrovato le carte sfuggite alla perquisizione dei carabinieri e ha avvertito il primario che ha richiamato i Nas, autori di un nuovo sequestro su ordine del sostituto Luca Battinieri che dovrà accertare se Tutino le custodiva lecitamente. E sempre dei Nas sono le intercettazioni, trascritte e no, tra Tutino e Crocetta che l’avvocato Fabio Bognanni, legale dei collaboratori dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, ha chiesto in sede di incidente probatorio di acquisire per verificare l’assenza dell’intercettazione “fantasma” pubblicata dai due cronisti. La procura ha espresso parere negativo, non ravvisandone le condizioni, si attende adesso la decisione del gip su un’inchiesta avviata ormai alle battute finali: “Quando le carte saranno pubbliche – ha detto il procuratore Lo Voi – sarà tutto più chiaro”.
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