Palermo – “Il contratto a tempo indeterminato deve costare di meno dei contratti precari”. Parola del ministro del Lavoro Giuliano Poletti che è intervenuto a Palermo alla Festa dell’Unità Mezzogiorno riferendosi al contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs act. “Non credo si debba definire estremista – ha detto – una concezione che guarda ai fatti e ai numeri, che dicono che nel 2014 su 100 avviamenti al lavoro, 85 sono avvenuti con contratti di cocopro e cococo. Non è degno di un partito di sinistra non dare una risposta a chi viene avviato al lavoro con questi contratti. Bisogna fare i conti con la realtà. Chi governa questo Paese deve prendere delle decisioni sul versante del lavoro stiamo facendo delle scelte che guardano in questa direzione e cioè che i contratti precari diventino contratti stabili”. Per quanto riguarda invece i rapporti tra sindacato e imprese, Poletti è stato lapidario: “Se le parti non si mettono d’accordo è normale che governo e parlamento ci mettano le mani, perché si tratta di questioni che riguardano il funzionamento della società. Le parti si confrontino, ogni soggetto ha titolo per maturare le proprie posizioni, ma questo Paese ha dei problemi anche perché ha discusso tanto e non ha preso decisioni per non assumersene la responsabilità. Questo governo non è così. Se governi la responsabilità te la devi assumere». Parlando del rapporto tra lavoratori e imprese, Poletti ha sottolineato: “Quando parliamo degli effetti della crisi, diciamo sempre che abbiamo perso un milione di posti di lavoro, che è certamente un dramma. Ma dimentichiamo di dire che abbiamo perso ventimila imprese, che nel frattempo hanno chiuso. Una impresa è qualcosa di più di un posto di lavoro. E le due cose non vanno viste in contrapposizione”. E infine un riferimento all’annosa questione del precariato: “L’emergenza non può diventare il modo normale di agire. Per questo dobbiamo anche mettere fine al precariato, alla logica delle proroghe ogni sei mesi. Così compri il consenso, ma non vai molto più in là». Per quel che concerne i spesso tumultuosi rapporti tra tra il Governo e la Regione siciliana, Poletti ha minimizzato: con l’assessore al lavoro Bruno Caruso “sono ottimi e spero che vadano avanti” ha detto. Secondo Poletti “va messa da parte una conflittualità che in questi anni molto spesso ha bloccato tutto. Noi siamo pronti a collaborare perché è l’unico modo per risolvere le cose”.
Non sono mancate comunque le polemiche con una `lite´ tra la Cgil e il ministro del Lavoro. «Il governo è oggi il soggetto più estremista. Assistiamo – si scalda Emilio Miceli, segretario generale della Filctem, nel corso del dibattito – a una campagna denigratoria contro il lavoratore. Sono state compiute scelte sbagliate nel momento peggiore: si sono tagliati gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione in deroga. E più che per l’articolo 18, siamo preoccupati per i licenziamenti collettivi, questione riacciuffata in extremis dal governo nel testo, in una sorta di rancorosa reazione al mondo del lavoro». Pronta la replica di Poletti: “Quale governo estremista… La verità è che nel 2014 su cento avviamenti al lavoro 85 erano co.co.co, co.co.pro, contratti a chiamata. Noi diciamo basta a questi schifi qui, che non sono esattamente una cosa di sinistra. Noi a quell’85 dobbiamo una risposta. E’ stata usata la spesa pubblica per comprare consenso e tessere: non è più il tempo. E per quanto ci riguarda ci faremo giudicare sui risultati”.
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