Last updated on 19 ottobre 2020
Il cannabidiolo (Cbd), principio attivo contenuto anche nella cosiddetta ‘cannabis light’, diventa ufficialmente una sostanza stupefacente. Lo stabilisce il decreto del ministro della Salute Roberto Speranza, pubblicato in Gazzetta Ufficiale giovedi’ scorso, che inserisce nella tabella dei “medicinali a base di sostanze attive stupefacenti” proprio le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”.
Il motivo, si legge nel decreto, si deve al fatto che “attualmente è in corso di valutazione presso l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) una richiesta di autorizzazione all’avvio della commercializzazione di un medicinale, in soluzione orale contenente cannabidiolo, che ha già ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio centralizzata da parte dell’European Medicines Agency (EMA)” e che lo stesso medicinale “è controllato attraverso un programma di uso compassionevole, notificato all’AIFA, per i pazienti in trattamento con sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut”.
Quindi è necessario, spiega il ministero, collocare il Cbd nella tabella dei medicinali, tanto piu’ che nell’elenco “sono indicati i medicinali a base di sostanze attive stupefacenti ivi incluse le sostanze attive ad uso farmaceutico”.
Tuttavia la decisione rischia di mettere in crisi il mercato della cannabis light e gli esercenti, che teoricamente, in quanto farmaco, non potranno più vendere prodotti a base di cannabidiolo. Che peraltro è considerata la parte “curativa” della cannabis, con effetti rilassanti, antinfiammatori e antidolorifici, a differenza del Thc che è il principio attivo responsabile dell’effetto psicotropo.
“Anche se la decisione del ministero della Salute sul CDB è dovuta a ragioni tecniche relative alla sperimentazione di un farmaco che contiene questo principio, pone comunque un limite alla libera circolazione della cosiddetta cannabis light, che va nella stessa direzione che già da anni è stata intrapresa dalla Procura e dalla Questura di Macerata e non lascia spazio a dubbi interpretativi” dice all’AGI il questore di Macerata, Antonio Pignataro, che ha improntato la sua azione a tutto campo contro la droga anche in una linea molto severa sui ‘cannabis shop’, disponendone la chiusura.
Una linea che ha attirato contro Pignataro minacce di morte, rinnovate in più occasioni con scritte sui muri di Macerata e dei Comuni della provincia. “La Corte di cassazione a sezioni unite – ricorda il questore – ha peraltro di recente sancito che a prescindere alla percentuale di principio attivo la cannabis va comunque considerata una sostanza stupefacente. La droga” continua Pignataro “in tutte le sue forme rappresenta un pericolo per i nostri ragazzi e deve essere contrastata per evitare una emergenza nazionale come è accaduto in tutti quei Paesi dove è stata liberalizzata”. (Agi)
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