Sui social non si parla d’altro, per ora: che schifo, che orrore, la Corte di Cassazione vuole liberare niente di meno che Totò Riina, il più sanguinario tra i mafiosi, il Capo dei Capi. In realtà le cose non stanno così. E se da un lato di fronte alla emotività che ormai spadroneggia sulla rete, trasformando tutto in slogan, possiamo davvero fare poco, stupisce che molti giornalisti, opinion leader “antimafia”, abbiano distorto una notizia che è molto diversa.
Quindi, spieghiamola bene. La Cassazione (che, ricordiamolo, è un giudice di legittimità, controlla la corretta applicazione della legge, non libera mica le persone in galera…) intanto, si è limitata a rilevare un’insufficiente motivazione da parte dei giudice di sorveglianza di Bologna che aveva rigettato la proposta di scarcerazione avanzata dai difensori di Riina per motivi di salute. Ricapitolando: Riina è in carcere, sta male. I difensori periodicamente chiedono ad un giudice (detto “giudice di sorveglianza”, e dato che Riina è a Parma il giudice è di Bologna) di valutare la sua scarcerazione. Il giudice si oppone, dice che non sta poi così male. Allora gli avvocati fanno ricorso in Cassazione, chiedono cioè al giudice ultimo di chiarire se quell’altro giudice ha applicato bene la legge. La Cassazione dice: bè, forse dovrebbe un attimo motivare meglio la sua decisione. Non dice mica: “Liberate u zii Totò”.
La Cassazione, in particolare, ha chiesto una nuova valutazione che tenga conto degli obblighi imposti dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo. come il divieto assoluto di infliggere pene «contrare al senso di umanità» (art. 27, 3 comma, Cost.). I giudici poi, sempre in punta di diritto, chiedono di definire meglio la “pericolosità sociale” di Riina. Non la conoscono? Certo, che la conoscono. Ma quello che chiedono è che sia chiarita meglio la sua “attuale” altissima pericolosità. Un uomo in fin di vita, anche se è un feroce criminale, può essere pericoloso? Non è una domanda retorica: la Cassazione chiede semplicemente che venga argomentata meglio la vicenda.
Riina non uscirà dal carcere: perchè è ancora il Capo dei Capi, e perchè fino ad ora nell’ospedale del carcere di Parma ha tutte le cure del caso. Fidatevi.
Detto questo, una considerazione: stupisce che chi sbandiera la “legalità”, la voglia attuata per tanti, ma non per tutti. La mafia si combatte con le regole, e le regole valgono per tutti, pure per Riina. Ed è proprio questa la forza di uno Stato di diritto.