Ospitata nella Villa Geraci di Altavilla Milicia, la villa sequestrata al boss, assegnata al Consorzio Ulisse e aperta al pubblico dal 20 luglio, la presentazione del libro L'eretico. Mimì La Cavera, un liberale contro la razza padrona di Nino Amadore sulla figura dello storico presidente di Confindustria Sicilia Mimì La Cavera. Presente l'autore del libro, Filippo Giunta, presidente della libreria Punto 52, Roberto Bertola, responsabile per la Sicilia di Unicredit e Mario Filippello segretario regionale CNA.
Un'occasione per ricordare la figura di un uomo morto a 95 anni poco più di un anno fa, un uomo che si è impegnato per lo sviluppo imprenditoriale ed economico della terra siciliana, fondatore della Confindustria isolana avversato da molte parti, accusato di comunismo dai suoi stessi amici imprenditori, quanto illuminato e lungimirante nel pensare e proporre un progetto di sviluppo per la Sicilia.
Un pretesto per discutere anche di situazioni particolari, di aziende in gravi difficoltà, sul destino della Fiat di Termini Imerese del cui avvento in Sicilia La Cavera fu artefice convincendo i vertici del gruppo torinese, e di tante altre piccole e medie realtà imprenditoriali in un'isola sempre più stretta da una crisi economica pressante.
Una riflessione sul presente e sul futuro partendo dagli insegnamenti e dagli errori del passato e per riflettere sulla natura del “capitalismo” isolano oggi.
Mario Filippello ha descritto La Cavera come un “uomo emblematico in una fase particolare per la Sicilia” e ha spiegato come negli anni '50-'60, a partire proprio da un'intuizione del presidente di Confindustria Sicilia, Palermo aveva creato un sistema economico che potè inserirsi in quello nazionale sviluppando quello che si potrebbe definire il “distretto della mobilità” grazie alla produzione di automobili, elicotteri, autobus e navi. Un distretto oggi in piena crisi con la chiusura di molti di quei centri di produzione.
Una riflessione sul cammino industriale dell'Isola che dal progetto di La Cavera si è spesso allontanato, un percorso pieno di se e ma che ha portato alla realtà economica presente in piena crisi e che stenta a riprendere la giusta strada.
Filippo Giunta si è chiesto e ha chiesto agli intervenuti il motivo per cui manca un'idea forte degli industriali siciliani per rilanciare l'economia isolana. Un'opportunità, per alcuni, per poter ravvivare l'economia siciliana senza dover attendere necessariamente fondi pubblici o investimenti di imprenditori provenienti da fuori il territorio regionale.
Dall'intervento di un ragazzo poi che chiedeva come mai quando si parla di capitalismo non si dedica mai abbastanza spazio alle persone è partita una riflessione sul significato del capitale oggi e del capitalismo in Sicilia ai giorni nostri. Nino Amadore ha voluto precisare che quando si parla di capitalismo in una terra di piccole imprese anche artigianali come la Sicilia “parliamo di umanità, perché dietro a ogni piccola impresa ci sono decine di famiglie” e le logiche non sono quelle che guidano i grandi gruppi industriali che stanno lentamente abbandonando la regione.
Così come il libro, per ammissione dello stesso autore, oltre a delineare la figura di La Cavera è il pretesto, partendo proprio dalle idee e dalle intuizioni del presidente di Confindustria, per discutere del presente e delle occasioni mancate anche la presentazione del libro è stata il punto di partenza per un interessante dibattito molto sentito sul presente e futuro della regione siciliana in un momento storico-politico-sociale particolare che da diversi punti di vista sull'apporto che il passato può avere in questa fase ha visto tutti d'accordo sulla necessità di rilancio dell'economia siciliana anche a costo di reinventare un'idea di sviluppo possibile diversa dal sogno industriale che sembra ormai lontano.