“Una situazione drammatica, che ha già portato le imprese artigiane al collasso e vede lievitare i propri numeri, in negativo, ogni anno”. Nunzio Reina, presidente Confartigianato Palermo, commenta così i dati forniti dalla Camera di Commercio sulle cessazioni delle ditte artigiane nei primi tre mesi dell’anno. Sono 488 le aziende del settore che da gennaio a marzo hanno cessato la propria attività, almeno ufficialmente. “Già – dice Reina – perché tra queste saranno centinaia quelle che continueranno ad essere operative, ma rigorosamente in nero. E’ da questi dati che possiamo ritenere il fenomeno dell’abusivismo come una dinamica ormai naturale, che continua a prendere campo nel silenzio della politica e nell’ipocrisia di chi sostiene fantomatiche operazioni volte al rilancio dell’economia”.
Nel dettaglio, sono ben 449 le imprese individuali artigiane che hanno formalmente chiuso i battenti, 35 le società di persone. Tre le società di capitali, un consorzio. A fronte di 44 società di capitali, 1812 società di persone, 12.492 imprese individuali, 63 cooperative e 21 consorzi che si sono invece registrati in questi tre mesi. “Più di 14 mila attività che hanno effettuato la registrazione – commenta il presidente Reina – non sono nulla rispetto ai dati preoccupanti delle chiusure. Non c’è equilibrio tra questi numeri, perché non c’è lavoro per chi ha scelto di vivere di Artigianato e deve lottare contro chi poi continua in nero, non pagando né tasse, né lavoratori. Per questo la nostra associazione chiede meno chiacchiere e più interventi a favore di chi fa impresa e rappresenta l’anima dell’economia. Il proliferare degli abusivi va contro ogni ottica di legalità, un argomento affrontato soltanto con ovvietà da chi dovrebbe invece proporre ed attuare soluzioni concrete”.
Nel primo trimestre 2014 le imprese artigiane registrate erano state 15.506, le iscrizioni 279, le cessazioni 517. Nello stesso periodo del 2013, invece, 16.092 registrazioni, 242 iscrizioni e 540 cessazioni. “Dati negativi ogni anno – prosegue Reina – che non possono lasciare indifferenti ed appaiono come un grido di disperazione da parte degli artigiani. Ma non solo – aggiunge -. Nessun piccolo imprenditore è escluso, perché i numeri che includono tutti i settori dell’imprenditoria non sono più confortanti”. Da gennaio a marzo di quest’anno, infatti, pur essendosi verificate 95.011 iscrizioni, sono state più di tremila le cessazioni, più dell’anno precedente, in cui erano state 2426 e c’erano state duemila registrazioni in più. Insomma – conclude Reina – non serve compatire chi fa impresa, esprimere la finta solidarietà, perché quello di cui le imprese adesso hanno bisogno è il sostegno morale ed economico per evitare il disastro”.