Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato tre aziende operanti nel commercio all’ingrosso e dettaglio di ortofrutta, tre appartamenti, un terreno e tre autovetture, per un valore complessivo di oltre un milione di euro, ubicati a Palermo e Villabate. Interessato dal sequestro e’ Salvatore D’Amico, 52 anni, ritenuto appartenente alla famiglia mafiosa di “Palermo Noce” ed arrestato nel 2012 con l’accusa di estorsione ed intestazione fittizia, reati per i quali e’ stato poi condannato alla reclusione di un anno ed otto mesi. D’Amico aveva acconsentito ad intestarsi fittiziamente attività’ riconducibili a Marcello Argento, considerato anch’egli appartenente a Cosa nostra, quali un’agenzia di scommesse, oggi chiusa, e nei cui locali e’ stata avviata l’attività’ di ortofrutta ora sottoposta a sequestro. Le Fiamme Gialle del Gico hanno dimostrato come i redditi dichiarati da D’Amico e dal suo nucleo familiare non fossero sufficienti per giustificare gli acquisti e gli investimenti effettuati negli anni. Si e’ cosi’ potuto ritenere che i beni oggi sequestrati fossero stati nel tempo acquisiti con attività’ illecite dell’organizzazione mafiosa.
I prezzi pagati ai produttori agricoli sono crollati nelle campagne italiane dal -60% per cento dei pomodori al -21% per le arance rispetto all’anno scorso. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Ismea a febbraio 2016 divulgati in occasione del sequestro di aziende operanti nel commercio all’ingrosso e dettaglio di ortofrutta da parte del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo. Tra gli effetti delle infiltrazioni nell’indotto agroalimentare della criminalita’ c’e’ – sottolinea la Coldiretti – anche il crollo dei prezzi pagati ai produttori che vengono sottopagati al di sotto dei costi di produzione. Gli aspetti patologici dell’indotto agroalimentare, come la lievitazione dei prezzi di frutta e verdura fino a 4 volte nella filiera che va dal produttore al consumatore, sono la conseguenza – conclude la Coldiretti – non solo dell’effetto dei monopoli, ma anche delle distorsioni e speculazioni dovute alle infiltrazioni della malavita nelle attività’ di intermediazione e trasporto, secondo l’analisi della Direzione Investigativa Antimafia contenuta nel rapporto Agromafie.
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