Prima lo dice, poi ci ripensa magari convinto da qualcuno di averla fatta, stavolta, veramente fuori dal vaso. E rettifica. L’ex pm Antonio Ingroia non ci fa mancare proprio nulla. “Ruolo ‘ndrangheta in pandemia? Poco più di una boutade” dice. E ribadisce “La mia era poco più di una boutade perché di certo non posso mettere in piedi un teorema sulla base di pochi elementi. Poi i titoli che stanno circolando sui giornali in queste ore tradiscono una certa semplificazione del mio ragionamento fatto durante la trasmissione KlausCondicio, il talk show che Klaus Davi conduce sul web”.
“Ho fatto semplicemente un ragionamento – continua Ingroia -: molti attribuiscono possibili ‘complotti’ alle multinazionali del vaccino che sono quelle che fanno gli affari. Io dico ‘guardiamo a queste multinazionali, ma anche ai grandi affari che la mafia può e sta facendo in questa situazione. E’ semplicemente un’ipotesi non fondata su elementi concreti”.
Secondo l’ex magistrato per anni in prima linea nella lotta a Cosa nostra è indubbio che “le mafie abbiano tratto un beneficio” dalla pandemia perché “da ogni crisi di qualsiasi genere la criminalità organizzata trae profitto: hanno risorse che mancano agli Stati”. Un ‘vantaggio’ che rischia di acuirsi in una “situazione drammatica” qual è quella in cui si trova il settore dell’economia oggi. “L’inefficienza dello Stato nell’aiutare le imprese in crisi favorisce chi è subito pronto a presentarsi. Questo è il tema di fondo”. Rispetto poi al cui prodest, aggiunge Ingroia “dal momento che rimane oscura l’origine di questo virus e, comunque, lo si colloca, secondo le più attendibili posizioni, in Cina ho buttato lì un’ipotesi: chissà che non ci sia lo zampino della mafia cinese. E siccome siamo davanti a un fenomeno di globalizzazione della mafie chissà che non ci sia un tavolo globale in cui le mafie nazionali siedano e che ci possa essere stato uno zampino anche italiano. Ma era poco più di una boutade”.