Un “buco” di circa 15 milioni di euro, allevatori in ginocchio e un’inchiesta della Guardia di Finanza della quale ancora non si conoscono gli esiti. Sono gli strascichi del fallimento della Ragusa Latte, fino a poco più di due anni fa una delle più importanti cooperative lattiero-casearee di tutto il meridione, poi qualcosa è andato storto, fino al punto del tracollo che ha innescato una vertenza di non semplice lettura e risoluzione. “Una truffa così grossa ai danni di allevatori a Ragusa non si era mai vista, ricordiamo che la Ragusa agricola vive di allevamento e oggi circa 150 lavoratori sono messi in ginocchio da questa situazione per responsabilità amministrative da imputarsi a chi ha amministrato la Ragusa Latte”. Sono le parole di Ignazio Nicastro, vice-presidente di Confagricoltura Ragusa che nella giornata di ieri ha partecipato alla conferenza stampa indetta dai Forconi su richiesta di una rappresentanza di allevatori vittime del crack della Ragusa Latte. “Vogliamo che la Guardia di Finanza faccia le indagini che deve e dia delle risposte – continua Nicastro- sono stati depositati una serie di esposti da parte degli allevatori che meritano giustizia”.
Circa un anno e mezzo fa – ci dice un allevatore – siamo stati convocati dalla Ragusa Latte per prospettarci un progetto di sviluppo della Cooperativa, in quella occasione ci parlarono di come avremmo dovuto valorizzare il nostro latte, noi eravamo fieri di tutto ciò, la Ragusa Latte rappresentava una grande risorsa per la Provincia e per tutto il Sud, mai e poi mai ci potevamo aspettare che da li a poco sarebbe potuto accadere quello che poi è successo”. Gli allevatori non si sanno spiegare il perchè di questo fallimento per una realtà che fatturava benissimo, tanti sottovoce parlano di fallimento pilotato, ma su questo aspetto dovrà essere la magistratura a fare luce.
“Vogliamo sapere se ci sono dei responsabili e chi sono, lo chiediamo alla Procura e alla Guardia di Finanza – dice Mariano Ferro, leader dei Forconi – c’è un buco di 6milioni di euro solo di latte, entro il 12 di gennaio vogliamo avere delle risposte certe”.
Non firmeremo il concordato e continueremo a lottare
Quella del 12 di gennaio è una data cruciale per la vertenza e per gli allevatori che saranno chiamati a firmare, presso il tribunale di Ragusa, il concordato che prevede il pagamento del 30% rispetto alla somma complessiva dovuta loro dalla Cooperativa. È una condizione inaccettabile – dice ancora Ferro – che servirà solo a mettere una pietra tombale sopra una vicenda che invece merita giustizia per tutte queste famiglie che hanno subito un danno enorme da questa situazione e che per colpa di questa vertenza si trovano nel vortice degli assegni protestati, delle ingiunzioni di pagamento e quant’altro.
“I Problemi – ci dice Patrizia Pitino, moglie di un allevatore modicano – sono iniziati circa due anni fa, hanno cominciato con dei ritardi di pochi mesi e noi in buona fede abbiamo continuiato a consegnare il latte, fino ad arrivare a vantare 7 mesi di crediti. La Ragusa Latte – continua la donna – deve alla nostra azienda 165mila euro, si tratta di una cifra importantissima per una azienda a conduzione familiare, siamo stati presi in giro”. L’allevatrice poi spiega come, per via di questa situazione, l’azienda sia vessata dai mangimifici e da altri fornitori che chiedono di essere pagati. “Noi – conclude Patrizia Pitino- diremo di no al concordato perchè tanto sappiamo che noi allevatori, pur essendo i più importanti nella filiera, saremo gli ultimi a vedere i soldi e forse quel 30 percento stesso nemmeno lo vedremo, quindi continueremo a combattere e chiedere giustizia”.
Per il prossimo 3 di gennaio gli allevatori hanno indetto un sit-in di protesta che si terrà davanti la sede della ragusa Latte sita nella zona industriale del Capoluogo Ibleo.
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