I server della Regione siciliana sono a Palermo custoditi nel centro tecnico di Sicilia E-Servizi, la società che gestisce i sistemi informatici della Sicilia, guidata da Antonio Ingroia. Fino a qualche giorno fa erano in Val D’Aosta, dove è situato il cervellone informatico di Engineenering, l’ex socio privato di Sicilia e-Servizi che con la società è in contenzioso da tempo. L’operazione di trasferire dati e server è stata decisa da Ingroia dopo il blackout informatico del 30 novembre scorso “pilotato” da Engineering, che ha paralizzato la Sicilia per 48 ore: il trasferimento sarà completato entro l’11 dicembre. Da mercoledì scorso, due squadre di ingegneri di Sicilia E-Servizi sono al lavoro tra Point Saint Martin, in Val D’Aosta, e Palermo per trasferire infrastrutture, funzionalità, applicativi e server in Sicilia. Da oggi server e servizi informatici regionali (dalla contabilità alla posta elettronica ai sistemi informativi del lavoro o alla protezione civile) non dipendono più dall’ex socio privato Engineering, ma sono nella disponibilità materiale e immateriale di Sicilia e-Servizi che li gestisce in autonomia. Gli unici servizi informatici che resteranno attivati dall’ex socio privato in Val D’Aosta sono quelli legati alla sanità (Cup, 118, anagrafe degli assistiti dei medici di base) perché la Regione non ha ancora nominato la commissione di collaudo.
Quella di oggi è una giornata storica non solo per la storia di Sicilia E-servizi ma per la Sicilia e i siciliani», ha detto Ingroia. «Si è posto fine a una dipendenza inaccettabile, a una condizione di soccombenza della Sicilia a un socio privato che ha avuto un ruolo importante per l’avvio dell’informatica in Sicilia ma che si è trasformato in un dominus – ha aggiunto – Abbiamo avviato un percorso irreversibile che porterà la Sicilia ad essere autonoma dal punto di vista dei servizi legati all’informatica da fornitori, soci privati e centri tecnici allocati in Val D’Aosta. Da oggi nella sede di Sicilia E-Servizi abbiamo un centro tecnico funzionale ed efficiente». E ha spiegato che «mercoledì scorso una squadra di tecnici della società siciliana da Pont Saint Martin ha avviato una procedura virtuale di trasferimento a Palermo di dati, applicativi e programmi, che i server informatici della Regione sono stati caricati su un camion e sono arrivati oggi a Palermo». «Non abbiamo completato le operazioni, i nostri tecnici continuano a lavorare, l’ultima nostra macchina nostra spenta a Pont Saint Martin l’11 dicembre», ha concluso. «Oggi abbiamo messo in sicurezza il sistema informatico di Sicilia E-Servizi». Lo ha detto l’amministratore unico di Sicilia E-Servizio, Antonio Ingroia, in conferenza stampa a Palermo parlando del trasferimento degli applicativi informatici dalla Valle D’Aosta alla Sicilia dopo il Black out dei giorni scorsi, “pilotato” dall’ex socio privato Engineering. Poi ripercorrendo le tappe che hanno portato alla nascita della società in Sicilia Ingroia ha detto: «Nel 2005 è stato concepito un bel progetto: dotare la Sicilia di un piattaforma telematica integrata, si è pensato di farlo con un modello di partenariato pubblico e privato, ma non ha funzionato il modo in cui è stato realizzato. Il bando di gara prevedeva che le spese sarebbero state di 50 milioni di euro più la cosiddetta gestione e conduzione della piattaforma per un massimo di 100 milioni di euro, in realtà il credito vantato dal socio privato, tra quello che ha già incassato e quello che pretende oggi, supera i 300 milioni di euro». «La sproporzione è evidente e inaccettabile al punto che l’Anac di Raffaele Cantone ha emesso un parere che ritiene illegittimi gli affidamenti fatti fuori gara in epoca successiva e questo potrebbe innescare un contenzioso nel contenzioso – ha proseguito – Negli anni è accaduto durante i governi Cuffaro e Lombardo che la società è stata consegnata nelle mani dei privati, la governance invece di rimanere in mano della Regione è stata consegnata ai privati. È stato soppressa la società Sicilia e-Innovazione e Sicilia E-Servizi è stata trasformata in un carrozzone mangia soldi».