Last updated on 7 marzo 2021
E’ successo quanto era stato preventivato. La Regione Siciliana non spende 273 milioni di euro di fondi Pac (Piano di Azione per la Coesione) destinati da Roma per piani legati alla creazione di posti di lavoro, alla realizzazione di infrastrutture, alla lotta al dissesto idrogeologico.. E lo Stato adesso se li riprende. Si tratta della prima tranche dei Fondi Pac che adesso il governo utilizzerà, come previsto dalla legge di stabilità di Renzi, per finanziare sul piano nazionale gli sgravi alle imprese che assumono. E’ chiaro che le imprese che assumono sono soprattutto al Nord, quindi, si, possiamo dire che la Sicilia è stata scippata, e proprio per evitare tutto ciò era stata fatta, invano, una battaglia parlamentare.
Il taglio dei fondi comporta adesso, tra le altre cose, l’obbligo di trovare nuove risorse per il Piano Giovani che ha perso 112 milioni con cui sarebbero stati finanziati tirocini formativi che dovevano partire ad agosto 2014.
La lettera con cui l’Agenzia nazionale per la coesione territoriale ha formalizzato il taglio per la Regione è arrivata nei giorni scorsi e ha già costretto la giunta Crocetta a varare una delibera per coprire i buchi che sono maturati. Come abbiamo scritto sopra, lo Stato si è ripreso 112 milioni e 131 mila euro che erano destinati al Piano giovani, ma anche 52,7 milioni che servivano per misure anticicliche (quelle per combattere la crisi economica) e 109 milioni destinati ad appalti per infrastrutture. Il totale fa 273 milioni. Ed è già certo che altri 173,2 milioni verranno sottratti alla Regione dal Fondo sociale europeo l’anno prossimo.
Dei fondi Pac – un miliardo e 984 milioni – la Sicilia aveva speso al 30 settembre appena 370 milioni. Adesso, in base a quanto voluto da Renzi, ciò che è rimasto nei cassetti potrebbe tornare a Roma. E infatti sono già annunciati nuovi prelievi nel 2016.
Tra i fondi tornati indietro anche quelli per il dissesto, reclamati mesi fa da Crocetta, per effettuare lavori per 14 milioni di euro. I progetti più importanti, da circa un milione di euro l’uno: il bacino del torrente Mela, la statale 115 nel siracusano, la zona tra i comuni di Grotte, Licata e Racalmuto, il bacino del torrente Mazzarà. Ma insieme ai soldi per il rischio idrogeologico, tra i ritardi dell’amministrazione e della burocrazia siciliana, si sono persi anche 45 milioni per completare l’autostrada Siracusa-Gela, 25 milioni per l’ammodernamento della Santo Stefano Camastra-Gela, 30 milioni per i collegamenti con l’aeroporto di Comiso, 58 milioni per sistemare le strade provinciali e secondarie, 7 milioni per migliorare la sicurezza sulle arterie stradali dell’Isola.
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