La spending review aumenta il divario fra Nord e Sud. Lo dice una ricerca dello Svimez. Nel 2015 il taglio della spesa pubblica in % del Pil sarà del 6,2% al Sud, più del doppio del Centro-Nord (-2,9%). Giù anche la spesa in conto capitale: -2,1% contro -0,8% del Centro-Nord, con un effetto depressivo sull’economia del Mezzogiorno e un ampliamento dei divari regionali. È quanto emerge dallo studio Svimez “Spending review e divari regionali in Italia” che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista “Economia Pubblica – The Italian Journal of Public Economics”. Condotto su elaborazioni Svimez di dati della Commissione europea, del ministero dello Sviluppo economico e presentati in vari documenti governativi, lo studio analizza gli effetti dei tagli operati con la spending review e delle manovre degli ultimi anni sull’andamento dell’economia delle due macroaree.
Negli ultimi anni i tagli alle spese operati dai vari governi hanno inciso molto più al Sud che al Centro-Nord, spiega lo studio. Nel 2013 infatti le minori spese nette hanno raggiunto il 2,7% del Pil a livello nazionale: ma se nel Centro-Nord il taglio è stato pari al 2,2%, al Sud la riduzione ha pesato più del doppio: -4,5%. Stessa performance nel 2014: al Centro-Nord -2,8%, al Sud -5,5%. Il taglio alla spesa penalizza il Sud soprattutto per quanto riguarda gli investimenti pubblici, la componente della spesa pubblica più colpita, e una delle componenti di domanda in grado di stimolare la ripresa nell’economia meridionale.
La spesa pubblica in conto capitale ha registrato al Sud riduzioni da due a tre volte in più rispetto al Centro-Nord: -1,6% nel 2013 contro il -0,5% del Centro-Nord; nel 2014 -1,9% contro -0,7% dell’altra ripartizione, arrivando nel 2015 a -2,1% al Sud contro -0,8% del Centro-Nord. Dal 2001 al 2012 la spesa in conto capitale per le aree sottoutilizzate al Sud è scesa del 58%, passando da 16,5 a 6,9 miliardi di euro; al Centro-Nord è scesa nello stesso periodo del 10%, calando da 3,7 a 3,3 miliardi di euro. In altri termini, i 791 euro che ogni cittadino del Mezzogiorno riceveva nel 2001 sono scesi nel 2012 a 334, mentre i 99 euro destinati pro capite alle aree sottoutilizzate del Centro-Nord sono diventati 85 undici anni dopo.
”In definitiva, sotto l’etichetta della ‘spending review’ si sono nascosti una serie di tagli che, soprattutto con riferimento alle spese in conto capitale, hanno esercitato un effetto depressivo sull’economia dell’area, amplificando i divari regionali e facendo perdere allo strumento il suo ruolo di riequilibrio territoriale. Di qui la necessità di trasformare gli sprechi in spesa produttiva per servizi pubblici fortemente carenti specialmente nelle aree svantaggiate del paese’‘, conclude lo studio.