Chiudono in Sicilia diversi uffici decentrati dell’Agenzia delle entrate. Risolta la vicenda di Cefalù, dove il Comune ha messo a disposizione dei locali pur di non far chiudere l’ufficio, adesso è allarme per Bagheria, Milazzo, Patti e Taormina, che chiuderanno in quest’ordine. Per Bagheria e Milazzo c’è già l’ufficialità. Per il sindacato Salfi, però “si tratta di uffici che sono grado di assolvere a tutte le esigenze e a fornire servizi di natura fiscale in maniera autonoma nei loro rispettivi ambiti territoriali».
Per il sindacato “tali notizie di chiusura sono molto preoccupanti non solo per le ricadute sul personale, ma soprattutto per lo smantellamento di servizi pubblici in un territorio che vive in continua emergenza e difficoltà. Quindi tali chiusure ovviamente andranno a gravare sulla popolazione”.
E’ la “spending review” varata nel 2012 che impone la chiusura di tutti gli Uffici dell’Agenzia delle entrate che contano meno di 30 dipendenti. A ciò si aggiunge un’altra norma, più generale, che stabilisce la riduzione del 50% degli affitti onerosi in un triennio. Analoga sorte tocca agli uffici Inail e Inps. L’unica soluzione è quella di aver in comodato dei locali da parte ad esempio dei Comuni o avere in gestione immobili confiscati alla mafia.
“In Sicilia è in atto un arretramento dell’Agenzia delle Entrate in termini di posizioni strategiche sul territorio, giustificato dalla spending review ma in realtà frutto di un’ irragionevole sistema di gestione”: dichiara il segretario generale della Uil Pubblica Amministrazione Sicilia Alfonso Farruggia. “L’Agenzia delle Entrate – spiega Farruggia – rappresenta lo Stato ed è, pertanto, un presidio di legalità: è dunque inaccettabile che due centri con peculiarità e specificità così importanti debbano chiudere, come ridicola è la spiegazione legata alla mancata idoneità dei locali e ai contratti di affitto in scadenza”.
“Davvero risibile, oltre che poco trasparente amministrativamente – prosegue l’esponente della Uil – che l’Agenzia non abbia avviato procedure per individuare nuovi immobili sul mercato o locali confiscati e , dunque, nella piena disponibilità dello Stato”. Il sindacato inoltre, come già accennato, non crede affatto che la chiusura delle due sedi possa in qualche modo essere legata all’azione della spending review, “peraltro contestata dalla Corte dei Conti con una sentenza del marzo dello scorso anno”.
“A farne le spese – conclude Farruggia – sono sia i contribuenti , spesso costretti a recarsi in uffici distanti dalla propria residenza, che i dipendenti, ai quali viene imposto un esborso di denaro per le spese di carburante che, per molte famiglie, non è un costo indifferente: appare chiaro, insomma, come l’Agenzia stia razionalizzando la propria spesa facendo ricadere gli oneri sulle tasche degli utenti e del personale, disattendendo così gli accordi sottoscritti a livello centrale con le altre organizzazioni sindacali , che la UILPA ha comunque rifiutato”. Il sindacato preannuncia nella nota azioni di protesta “contro la chiusura dissennata degli uffici e la scarsa trasparenza amministrativa dell’Agenzia”.