L’Ars, discutendo le variazioni di Bilancio, ha sbloccato i 500 milioni di euro, frutto dell’accordo con Roma in materia di entrate. Alla Regione arriveranno un milione e 400 mila euro per il prossimo anno, e un milione e 685 mila euro per il 2018. L’l’articolo relativo all’accordo è stato approvato a scrutinio segreto, con 37 voti a favore e 28 contrari.
In base a quanto previsto nella norma, la fetta più grossa dei 500 milioni andrà ai Comuni, per i quali è previsto uno stanziamento di 154 milioni e 545 mila euro. Nove milioni andranno ai Liberi consorzi, 85 milioni e 544 mila euro sono previsti in favore delle Autonomie locali a compensazione degli squilibri finanziari, mentre 17 milioni andranno ai precari degli Enti locali. Quasi 50 milioni per i lavoratori forestali, 13 per gli ex Pip. Boccata d’ossigeno anche per i Consorzi di bonifica, ai quali andranno complessivamente circa 20 milioni (oltre 15 ad integrazione dei bilanci, poco più di quattro per la proroga dei contratti di lavoro). ei milioni e mezzo per gli Enti parco, oltre tre a copertura delle spese per la prevenzione e per gli interventi per il controllo degli incendi boschivi. Quattro milioni e 746 mila euro andranno all’Irsap, un milione e 100 mila euro al Ciapi. Quasi tre milioni e mezzo per il personale in servizio all’Eas, l’ente acquedotti siciliani in liquidazione. Venti milioni, invece, sono previsti per l’acquisizione dei servizi attualmente in regime di convenzione dalla Sas. Due milioni, infine, per la soppressione e liquidazione di alcuni enti economici regionali (Azasi, Ems, Espi).
Parte dei 500 milioni saranno impegnati per spese legate allo studio e alle attività culturali. In particolare, quasi sei milioni di contributi per il funzionamento degli enti regionali per il diritto allo studio universitario, due per i consorzi universitari, uno per l’Ersu, mentre due milioni sono previsti per il contributo annuo alle università di Palermo, Catania e Messina. Quasi sei milioni andranno al Teatro Bellini di Catania, tre al Teatro Massimo di Palermo, un milione e 700 mila euro al Teatro di Messina, un milione al Biondo di Palermo, tre milioni e 700 mila euro all’Orchestra sinfonica siciliana. Due milioni, infine, andranno a rifinanziare il Fondo unico per lo spettacolo.
DISAVANZO. La Corte dei Conti, intanto, nel suo giudizio di parificazione sui conti in Sicilia ha certificato un disavanzo di 6,19 miliardi di euro. Il dato è crudo perché rispetto agli anni passati sono stati eliminati tutti quegli introiti fittizi che servivano solamente ad alleggerire il bilancio sulla carta. Lo stesso presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti siciliana Maurizio Graffeo parla di «pulizia epocale del bilancio. Il problema sta nel futuro. O si tiene la barra dritta o non si va avanti». Le norme nazionali hanno concesso 30 anni di tempo per ripianare i disavanzi straordinari prodotti dalla revisione dei bilanci locali imposta dalla riforma dei conti. I tempi lunghi evitano il dissesto, che in molti casi sarebbero stati resi prodotti dal peso di rate di ammortamento inevitabilmente enormi per seguire il calendario ordinario, ma ogni euro destinato al ripiano è un euro tolto alle funzioni istituzionali della regione, dagli investimenti ai sostegni al welfare o alle politiche di sviluppo. Sotto quest’ultimo profilo, poi, i magistrati lanciano un nuovo allarme sul fatto che la Sicilia è riuscita a certificare la spesa solo del 62% dei fondi Ue della programmazione 2007-2013, collocandosi all’ultimo posto fra i territori dell’Obiettivo convergenza.
La Corte riconosce l’impegno realizzato dalla Regione nell’ultimo anno per contenere la spesa e per tenere insieme i conti, ma la scialuppa decisiva per i conti siciliani arriva dal decreto enti locali ora in discussione alla Camera, che traduce l’accordo fra regione e governo sulla compartecipazione Irpef. Come emerge dai documenti depositati in Parlamento, l’accordo aumenta la compartecipazione Irpef dell’Isola di 500 milioni nel 2016, ma la somma sale a 1,4 miliardi nel 2017 ed a 1,685 nel 2018. In cambio, la Regione deve assicurare dal prossimo anno un taglio del 3% della spesa corrente, da realizzare anche facendo sbarcare in Sicilia le riforme nazionali su dirigenti e società pubbliche in lavorazione con i decreti attuativi della riforma Madia.