Una “white list” in convenzione con la Dia, delle imprese “certificate” a cui la pubblica amministrazione, “in forza della tracciabilità economica, finanziaria e contributiva delle proprie attività”, potrà dare appalti, concessioni, contributi. Il risanamento rigoroso del bilancio della Regione attraverso un piano finanziario, annuale e triennale. “L’offerta” agli investitori regionali ed extraregionali, mediante politiche di incentivazione e marketing istituzionale che facciano pure leva sui fondi Ue, di “aree, capannoni, interi settori come il turismo e i beni culturali”. Sono i tre pilastri su cui, secondo la Cisl Sicilia che stamani ha riunito a Palermo i 200 componenti del consiglio generale regionale, dovrà incentrarsi il “patto sociale d’emergenza” contro la crisi e per lo sviluppo, per il quale il sindacato guidato nell’Isola da Maurizio Bernava chiede al neo-presidente della Regione, Rosario Crocetta, un “segnale forte, già nei prossimi giorni”. “Noi – ripete Bernava presente Maurizio Petriccioli, della segreteria confederale nazionale – offriamo la nostra disponibilità a sederci al tavolo”. Anzi, “riteniamo che al tavolo debbano sedersi, assieme al governo e ai rappresentanti degli enti locali, tutte le forze economiche e sociali portatrici di una cultura di ricostruzione civile”. Per la Cisl, la Sicilia è letteralmente al bivio: “il trend attuale – sostiene il sindacato – entro il 2014 porterà la Regione tecnicamente al default”. E questo è la riprova che “ad essere fallito, ad essere stato condannato dalla storia, è il modello economico, sociale, culturale, etico e politico sul quale negli ultimi decenni la Regione è stata governata e che è incentrato sulla gestione miope, scellerata, clientelare delle risorse e della cosa pubblica”. Il patto sociale che la Cisl propone, è espressione di un altro modello etico e politico, rimarca Bernava richiamando quell’idea di “società costruita sugli investimenti produttivi, lontana anni luce dalla logica degli sprechi e della distribuzione a pioggia delle risorse, che è stata anche alla base, nei mesi scorsi, della mobilitazione congiunta, in Sicilia, di sindacati e imprese”. Anche da qui scaturisce la critica cislina sul tema delle partecipate. Serve un “investimento sulla verità”, insiste il sindacato, e servono piani di ristrutturazione, riorganizzazione e riequilibrio finanziario. Per la Cisl, la questione va affrontata assieme da Regione, governo nazionale, enti locali e forze sociali, a un “tavolo ministeriale unificato” in cui mettere a punto un accordo-quadro da collegare ai necessari piani di ristrutturazione”.
Il consiglio generale ha anche lanciato la sfida di “una radicale riorganizzazione interna nel segno della partecipazione e del trasferimento del baricentro dell’associazione, verso le aziende e il territorio”. Così, le Unioni provinciali cisline, entro il congresso regionale dell’aprile 2013, dovranno assicurare, mediante l’individuazione di nuove “zone”, “un diffuso radicamento e uno strutturato presidio territoriale”. Inoltre, sempre entro il congresso dovrà essere completata l’integrazione tra sedi provinciali avviata qualche settimana fa e da cui scaturirà il nuovo assetto territoriale della Cisl, nell’Isola. Le cinque nuove Unioni territoriali, saranno: Palermo e Trapani; Agrigento, Caltanissetta e Enna; Ragusa e Siracusa. E poi Messina e Catania.
A tirare le conclusioni del parlamentino sindacale, Petriccioli per il quale l’accordo per la produttività in discussione in questi giorni a Roma, segna una svolta. “Il premier Monti ci ha convocati domani – annuncia Petriccioli – lì, in quella sede, a palazzo Chigi, firmeremo l’intesa che punta a dare più salario ai lavoratori attraverso “l’incentivazione, con una mera cedolare secca del 10%, del secondo livello della contrattazione”.
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