Il pistacchio di Bronte e l’olio d’oliva extravergine sono tra i prodotti agroalimentari siciliani maggiormente contraffatti. Il dato emerge dal IX Rapporto sulla sicurezza alimentare denominato l’Italia a tavola 2012 presentato nei giorni scorsi da Legambiente ed il Movimento Difesa del Cittadino. Il Rapporto riassume e analizza le più importanti operazioni investigative e giudiziarie svolte in Italia da parte delle Agenzia delle Dogane, dal Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute, dal Comando dei Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari, dal Corpo delle Capitanerie di Porto, dal Corpo Forestale dello Stato, dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi. Le indagini hanno riguardato il fenomeno della contraffazione cioè la sostituzione di un prodotto con un altro di minor pregio ma che presenta caratteristiche affini, ovviamente di minore qualità. Nel corso dell’Operazione Estate Sicura 2012, i NAC hanno intensificato le attività di vigilanza sulle produzioni agroalimentari, puntando in particolare sulla tracciabilità, sulla etichettatura dei prodotti agroalimentari, nonché sulla commercializzazione dei prodotti con marchi di qualità, DOP, IGP, STG. In particolare, in Sicilia si è registrato il sequestro significativo di oltre 5 tonnellate di prodotti alimentari ha riguardato poi l’azione a tutela del Pistacchio DOP: l’attività ha visto un’ estesa campagna di controlli di filiera svolti in Nord Italia e nella Regione Sicilia per verificare la reale provenienza del prodotto utilizzato nelle preparazioni alimentari. Tre titolari di importanti ditte di importazione, lavorazione e commercializzazione sono stati indagati per frode nell’esercizio del commercio e contraffazione di prodotto a denominazione di origine e per aver falsamente indicato in etichetta l’utilizzo di Pistacchio verde di Bronte DOP, utilizzando del pistacchio di origine greca, siriana e californiana. Gli stabilimenti di produzione sono stati localizzati nella provincia di Catania mentre i prodotti contraffatti sono stati individuati in una catena della grande distribuzione con sede amministrativa in provincia di Bologna. Nel marzo 2011 l’Ufficio delle Dogane di La Spezia ha sequestrato falso olio extra vergine di oliva siciliano. Il prodotto era falsamente etichettato come olio extra vergine di oliva di origine italiana pur essendo olio di oliva vergine e lampante di provenienza tunisina. Dai controlli effettuati dal NAC è emerso che il principale stabilimento di confezionamento era a Sciacca. Il complesso delle attività ha consentito di sottoporre a sequestro più di 3.000 tonnellate di olio, in prevalenza presente nello stabilimento agrigentino, per un valore commerciale di almeno 10 milioni di euro. La contraffazione come dimostrano questi esempi oltre a rappresentare un pericolo per la salute dei cittadini indebolisce l’economia agricola siciliana, il cui unico elemento trainante, nel mercato agroalimentare internazionale, è l’elevata qualità dei prodotti offerti.
Legambiente: la contraffazione alimentare mette a rischio le nostre imprese
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