Last updated on 3 marzo 2021
Oggi i dipendenti delle province siciliane sono in sciopero contro il lungo stallo della riforma e le incertezze che si addensano sulla testa dei circa seimila lavoratori. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone scandisce un clamoroso aut aut: “L’approvazione della riforma e’ ineludibile, altrimenti si sciolga il Parlamento e si torni al voto”. Le province da lungo tempo sono commissariate e la (mancata) riforma e’ divenuta l’emblema delle incompiute istituzionali. Il ddl, che introduce i liberi consorzi dei comuni e le città metropolitane è ancora in attesa di approdare a Sala d’Ercole. Ardizzone avrebbe voluto trattare il testo già’ questa settimana, ma l’Aula e’ ancora impegnata con il disegno di legge che adegua ai parametri nazionali i numeri dei consiglieri e la spesa per i compensi.
L’annuncio della fine delle province il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, l’aveva fatto, ormai due anni fa, in diretta su Rai Uno. All’Arena di Giletti aveva consegnato la sua rivoluzione. Ma non sono bastati ventiquattro mesi per mettere a segno il colpo. L’Assemblea regionale siciliana lo scorso aprile, con voto segreto, ha approvato l’emendamento del Movimento Cinque Stelle, che prevedeva la soppressione dell’articolo 1 del ddl per l’abolizione degli enti intermedi, facendo cadere l’impalcatura della legge.
“Dinanzi alla manifesta incapacità’ del governo e della sua maggioranza, mercoledì’ in conferenza dei capigruppo, Forza Italia chiederà’ la calendarizzazione del ddl per procedere alla sua approvazione immediata”, annuncia il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone. Il ddl, al momento, e’ fermo all’Ars dopo la recente bocciatura dell’articolo 1, e intanto “senza le nuove norme avvertono le sigle sindacali ad aumentare di giorno in giorno e’ il rischio mobilita’ per i lavoratori”. E quanto alle Partecipate provinciali, a prendere concreta forma finirebbe con l’essere lo spettro della liquidazione. Secondo Gigi Caracausi, segretario della Fp Cisl Sicilia, “se non arriva la legge, già’ a settembre i precari delle ex Province potrebbero trovarsi con la lettera di licenziamento in tasca”. “La politica – concludono i sindacati – la smetta di litigare sulla pelle dei dipendenti delle ex Province. Faccia presto. Entro luglio, prima della pausa estiva, completi la riforma degli enti di area vasta”
Le divergenze tra governo e larga parte delle forze che lo sostengono sono la causa dell’immobilismo di questa riforma che dovrà essere varata prima delle ferie estive. L’Ars ha intrapreso un indirizzo nettamente diverso da quello a suo tempo ipotizzato dal ddl governativo che prevedeva la costituzione di almeno undici Liberi Consorzi senza Città Metropolitane, rivendicato ancora nei giorni scorsi da Crocetta. Il testo all’esame dell’Ars eccepisce il testo nazionale Delrio che in Sicilia vale 6 Liberi Consorzi e 3 Aree Vaste (Palermo, Catania e Messina), corrispondenti al territorio delle rispettive ex Province. Le città metropolitane sono necessarie perché per numero di abitanti sarebbero abilitate a spendere i fondi Ue. Per le opposizioni di centrodestra resta sempre aperto il problema delle elezioni dei presidenti dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane. Sia nel testo governativo che in quello assembleare che recepisce la Delrio sono previste col sistema di secondo grado.
Oggi a Sala d’Ercole si dovrebbe concludere la telenovela del riordino dei Consigli e delle giunte comunali. Molto critico l’intervento di Anci Sicilia col suo vice presidente Lucio Tantillo: «I presunti risparmi, che peraltro non sembrano neanche accertati, sembrano utili più che a determinare una effettiva riduzione della spesa, a distrarre l’attenzione dai veri problemi che affliggono la Sicilia e i cittadini. La Regione si impegni fin da subito a risolvere questioni urgentissime che sono già ora delle vere e proprie emergenze, quali la gestione del sistema integrato dei rifiuti e delle acque e l’atavica questione che coinvolge i precari degli enti locali»
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