Liberi Consorzi in Sicilia al via, legge approvata all’Ars. Ecco cosa sono e come funzionano gli enti che prendono il posto delle ex province regionali, in una delle riforme più tormentate degli ultimi anni. “Si tratta di una data storica, un giorno significativo, in cui finalmente lo Statuto siciliano trova attuazione” è il pensiero del presidente della Regione Rosario Crocetta. “Un’occasione mancata per l’affermazione con i fatti del nostro statuto speciale. Una legge che seguendo il dettato della Delrio ha di fatto ripristinato quasi in toto le Province”
I nuovi enti intermedi corrisponderanno territorialmente con le ex Province. Sei i Liberi consorzi (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Trapani) e tre le Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Si tratta di enti di area vasta dotati di autonomia statutaria, regolamentare, amministrativa, impositiva e finanziaria.
Quattro gli organi che andranno a comporre i nuovi enti territoriali. Si tratta del Presidente (Sindaco per le Città metropolitane), dell’Assemblea (Conferenza per le Città metropolitane), della Giunta e dell’Adunanza elettorale. Organo, questo, che sarà formato da tutti i sindaci e consiglieri comunali in carica nei comuni appartenenti all’ente e avrà come compito quello di eleggere il presidente del Libero consorzio e il sindaco della Città metropolitana, oltre che i membri della Giunta.
Possono occupare la poltrona di presidente e sindaco metropolitano solo i primi cittadini dei comuni appartenenti all’ente territoriale, a condizione che il loro mandato scada non prima dei 18 mesi dalla data di svolgimento delle elezioni. Non c’è l’automatismo previsto altrove in Italia per cui nelle Città metropolitane il sindaco del comune capoluogo è anche sindaco metropolitano.
Assemblea e Conferenza sono gli organi di indirizzo politico degli enti di area vasta e sono composte dai sindaci dei comuni. La Giunta è, invece, l’organo esecutivo e i componenti variano da quattro a otto in base al numero di abitanti dell’ente. Per la prima elezione bisognerà attendere il prossimo autunno.
Per quanto riguarda il costo degli organismi, al presidente e al sindaco metropolitano è attribuita un’indennità pari alla differenza tra quanto percepito per la carica di sindaco e quella spettante al primo cittadino del comune con il maggior numero di abitanti. Nel caso questa indennità dovesse corrispondere a quella già percepita, sarà aumentata del 20%. Per ciò che riguarda i componenti delle Giunte, invece, la somma sarà pari alla differenza tra l’indennità percepita per la carica ricoperta nel proprio comune e il 50% di quella spettante al presidente del consorzio o sindaco metropolitano.
La legge stabilisce che i due enti intermedi avranno competenze proprie in materia di servizi sociali e culturali, di sviluppo economico, di organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente. La riforma inoltre dispone che gli enti di area vasta stabiliscano entro tre mesi la propria dotazione organica e offre la possibilità di formare nuovi liberi consorzi di comuni che abbiano i requisiti di continuità territoriale e una popolazione non inferiore a 180 mila abitanti. Il personale che resterà assegnato ai nuovi enti o che andrà in mobilità sarà individuato con decreto del presidente della regione, previa delibera di giunta su proposta dell’assessore regionale alle autonomie locali, sentite le principali organizzazioni sindacali.
La maggiori perplessità sulla riforma sono state sollevate da Mimmo Fazio, del gruppo Misto, secondo cui “non è assolutamente pensabile che un sindaco possa occuparsi anche di dirigere un Libero consorzio o una Città metropolitana. Abbiamo costruito l’ennesimo carrozzone gestito dalla politica – ha sottolineato l’ex primo cittadino di Trapani -, che nulla ha a che vedere con l’interesse dei cittadini”.
Dopo il voto finale sul ddl di riforma delle Province, la seduta dell’Ars è stata rinviata a martedì prossimo. All’ordine del giorno ci saranno i disegni di legge sul servizio idrico integrato e quello sulla tassa automobilistica regionale.