E’ fallito il Gruppo 6 Gdo di Castelvetrano, l’azienda che è stata confiscata al mafioso Giuseppe Grigoli, socio di Matteo Messina Denaro, e che era il maggiore polo di distribuzione alimentare della Sicilia Occidentale oltrechè titolare di decine di supermercati Despar nelle province di Trapani, Palermo e Agrigento.
Una vicenda destinata a fare discutere. . Perché da un lato vede lo Stato italiano confiscare un’azienda che era gestita da mani mafiose – ma che dava occupazione a 500 persone – portandola in sei anni al fallimento, con la perdita di centinaia di posti di lavoro. Dall’altro lato a rendere ancora più assurda la vicenda, è che lo Stato si è fatto guerra da solo. L’azienda è di proprietà dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, che aveva presentato una richiesta di concordato al Tribunale, che è stata respinta.
Il 22 Maggio c’era stata un’assemblea dei lavoratori del gruppo ai quali era stata presentata la soluzione dell’Agenzia dei beni confiscati che aveva fatto ben sperare: un’offerta, da parte di un consorzio di aziende, per l’acquisto della rete vendita del Gruppo 6 Gdo, e delle aziende controllate, Stegicom e Logicom. La soluzione avrebbe garantito quanto meno l’assunzione degli impiegati facenti parte della rete vendita del polo di distribuzione alimentare. Si trattava di 300 posti di lavoro salvi su 500 in totale (compresi quelli dell’indotto). Ma è stata respinta. E ora non c’è più tempo per pensare altro.
Con il fallimento, finisce anche la possibilità di rinnovare per un altro la cassa integrazione per impiegati e operai della ditta e delle aziende controllate. Tutti a casa. Impiegati, operai, autisti.
Per salvare il gruppo 6 Gdo e i posti di lavoro, il 16 Aprile scorso si era tenuta una manifestazione popolare di protesta a Castelvetrano, ma questa, come altre iniziative, non è servita ad evitare che oggi 500 lavoratori si ritrovino senza un lavoro.
Resta soprattutto l’amarezza di una lotta alla mafia che è in un vicolo cieco. A Giuseppe Grigoli sono stati confisati beni per 700 milioni di euro. Con una tale somma, costituita da società, beni immobili, azioni, depositi, e tanto altro, il Comune di Castelvetrano potrebbe creare lavoro e sviluppo. E invece si assiste al contrario: l’impero viene volatilizzato.
Sul banco degli imputati sono in tanti. Da due mesi è in corso un procedimento di revoca dell’amministratore giudiziario del gruppo, Nicola Ribolla. A lui sono state contestate “gravissime inadempienze” e di “avere agito senza consultare i giudici” del Tribunale delle Misure di Prevenzione. Le contestazioni riguardano anche “debiti occultati”, mancata definizione dei bilanci societari, modifiche gestionali. Ribolla si è sempre difeso dicendo di aver agito con trasparenza e correttezza.
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