Un’interrogazione parlamentare è stata presentata dal senatore del Pd Giuseppe Lumia al ministro dell’Interno per sapere “se non ritenga opportuno monitorare, nei limiti delle prerogative previste dalla legge, la rete familiare di Messina Denaro per comprendere il tenore di vita, per applicare le opportune misure di prevenzione patrimoniali e verificare la liceità delle eventuali pensioni a carico dell’erario, come quella elargita a favore della madre del boss”. E ancora “quali azioni di competenza abbia intrapreso per prevenire l’infiltrazione nelle istituzioni e negli apparati pubblici del sistema di collusioni al servizio del boss; quale supporto, per quanto di competenza, intenda fornire alla magistratura, alle forze dell’ordine e ai servizi di informazione e sicurezza, per far progredire le indagini e giungere alla cattura del pericolosissimo boss mafioso; se risultino fondati i sospetti di collegamento sia con la vecchia massoneria, a tal fine monitorando l’attuale posizione degli appartenenti alle logge menzionate, sia quelli con la nuova massoneria, attraverso una capillare verifica delle attuali adesioni; se siano monitorati i contatti di Matteo Messina Denaro con le famiglie mafiose d’Oltreoceano e con altri soggetti criminali operanti nel Mediterraneo”.
Nell’interrogazione, Lumia fa riferimento tra l’altro all’ultimo mandato di cattura emesso dalla Procura di Caltanissetta per Messina Denaro in ragione del suo ruolo nelle stragi del 1992 e al ruolo che avrebbe dello stesso boss nella progettazione di un attentato ai danni del magistrato Nino Di Matteo. “Senza alcun pregiudizio, bisogna comprendere in tal senso il coinvolgimento e la complicità che riesce a mantenere e riprodurre ai vari livelli”, scrive Lumia nell’atto ispettivo, ripercorrendo il coinvolgimento di alcuni parenti del boss in indagini giudiziarie. “Rimanendo in ambito familiare – si legge nell’atto ispettivo -, sarebbe inoltre opportuno sottolineare che il padre di Matteo Messina Denaro è morto latitante. La madre ha acquisito la pensione di reversibilità del marito, boss latitante. Queste sono risorse pubbliche che, secondo l’interrogante, da un’attenta analisi, potrebbero risultare illegittimamente percepite dalla donna; l’interrogante – prosegue Lumia -, durante diversi dibattiti pubblici, si è rivolto senza successo alla stessa figlia del boss, Lorenza, invitandola a convincere il padre a collaborare con lo Stato, sull’esempio di Peppino Impastato, che della rottura del familismo mafioso ne aveva fatto un punto di svolta, per far sì che il territorio sia finalmente libero anche dall’omertà mafiosa familiare e sia messo in discussione finalmente il consenso al sistema mafioso che verte intorno a Messina Denaro”. Secondo il senatore, “si è in presenza di un vero e proprio sistema di co-gestione tra mafia, politica ed economia messo in opera per fare affari in prima persona o per conto di terzi, una mafia ben sommersa in grado di fare grandi affari e di farsi direttamente impresa; sembrano convinti di questo sistema illegale investigatori e magistrati, a Trapani c’è una mafia che non ha bisogno di lupare, una mafia che ha fatto diventare legale il proprio sistema illegale. È un’organizzazione silenziosa e in apparenza tranquilla, dove anche i familiari del pericoloso Matteo Messina Denaro, pur subendo il sequestro di beni, sfoggiano ancora un altissimo tenore di vita”.
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