Last updated on 6 marzo 2021
10,30 – La crisi economica da un lato, che colpisce anche i commercianti, e l’aumento di vittime del pizzo disposti a denunciare i propri estorsori, spinge i boss mafiosi a tornare a investire sulla droga. E’ uno dei retroscena emersi dall’operazione antimafia che all’alba di oggi ha portato a Palermo all’arresto di 39 persone. Le indagini, coordinate dal Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, dagli aggiunti Leonardo Agueci e Teresa Principato, e dai pm Caterina Malagaoli, Francesco Grassi e Francesca Mazzocco, hanno dimostrato che Cosa nostra è tornata al business della droga. Sono 250 kg gli stupefacenti sequestrati dai Carabineiri.
07,00 – Nuova operazione antimafia a Palermo. I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, al termine di una complessa attività d’indagine (operazione “Verbero”) coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito 39 misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Palermo, nei confronti di appartenenti al mandamento mafioso di Palermo-Pagliarelli, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, corruzione. Sono finiti in manette i capi delle famiglie mafiose di “Pagliarelli”, “Corso Calatafimi” e “Villaggio Santa Rosalia”. Sequestrati centinaia di chili di stupefacenti.
Secondo la ricostruzione degli investigatori a gestire il mandamento sono in tre. Un vero triunvirato composto anche da un insospettabile. Erano loro che organizzavano il traffico di stupefacenti con i quali Cosa Nostra cercava di nuovo di fronteggiare la crisi. Una crisi seria, visto che boss e gregari avevano messo in conto di finire in carcere, se scoperti, per diversi anni come prevedono le pene per i trafficanti di droga. L’inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti Teresa Principato e Leonardo Agueci, dai sostituti Francesco Grassi e Caterina Malagoli ha confermato che gli uomini di cosa nostra controllano tutto nel territorio. Le estorsioni a tappeto. In tutti gli appalti. Come ad esempio quello per i lavori di ristrutturazione dell’ospedale Policlinico.
Al comando delle operazioni c’erano tre quarantenni, una sorta di triumvirato che prendeva le decisioni più importanti e che, secondo gli inquirenti, gravitava attorno alla figura di Gianni Nicchi, l’ex astro nascente di Cosa nostra.
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