Mafia, De Lucia: “Droga e appalti, Cosa nostra prova a ristrutturarsi”

Maurizio De Lucia

«Ho già espresso nel corso di una precedente audizione le mie perplessità sull’abolizione tout court del reato di abuso d’ufficio sia per i vincoli europei, sia perché per certe fattispecie senza l’abuso d’ufficio si creerebbe un vulnus nel sistema». Lo ha detto, nel corso di una audizione davanti alla commissione nazionale antimafia, il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia rispondendo alle domande del senatore Roberto Scarpinato.


«In diversi processi di mafia – ha spiegato – siamo arrivati a contestare l’abuso d’ufficio a una serie di soggetti “minori” che avevano posto in essere condotte che dovevano essere punite con quel reato. Un esempio è la storia di un imprenditore della sanità che tra i tanti reati aveva commesso una truffa di decine di milioni alla Regione, reato che comportava che una serie di funzionari chiudessero un occhio ad esempio sulle fatture usate per i rimborsi consentendo così pagamenti abnormi. Ecco loro li abbiamo perseguiti con l’abuso d’ufficio».


«Attenzione quando si tocca un punto del sistema perché il sistema potrebbe risentirne e comunque non è affatto detto che eliminare il reato risolva la cosiddetta paura della firma», ha proseguito.
«Se c’è speculazione poi, cioè se qualcuno strumentalizza per sue battaglie e suoi fini un avviso di garanzia è un problema politico che non riguarda noi tecnici. Giuridicamente l’avviso di garanzia comporta solo che il cittadino venga a conoscenza di una indagine a suo carico, se poi c’è chi ne fa uso strumentale, quello è un altro discorso», ha concluso.

«Cosa nostra tenta di ristrutturarsi e lo fa innanzitutto cercando nuovi capitali: da qui il rinato interesse per il traffico di droga e le mire sugli appalti». Lo ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia intervenendo davanti alla commissione nazionale antimafia.


«La mafia – ha spiegato – è tornata a gestire in modo massiccio i traffici sul territorio e ha riaperto i rapporti con la ndrangheta, broker monopolista in materia soprattutto nei traffici col Sudamerica, per tornare sui mercati internazionali».


«C’è inoltre un rinnovato interesse per gli appalti: e in questo senso esiste il problema delle stazioni appaltanti. – ha proseguito – Una cosa è avere una stazione appaltante più distante dal territorio e formata da tecnici riconoscibili e onorabili, altro affidare la gara a un tecnico del comune che si sente bussare alla porta da qualcuno che gli spiega come gestire gli appalti».

«Chiaramente il mercato della cocaina è illecito e chi acquista deve mettere in conto un contatto seppure indiretto con le mafie. È possibile pertanto che chi compra si esponga al rischio di essere ricattabile e questo per un uomo delle istituzioni può essere un problema. Questa, però, è una valutazione che noi magistrati non facciamo. Noi dobbiamo fare processi, ma, in astratto, se tu ti rivolgi a un mercato illecito ricopri un ruolo corri dei rischi» ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia davanti alla commissione antimafia nazionale rispondendo alla domanda del deputato del Pd Giuseppe Provenzano dopo l’inchiesta sullo spacciatore dei vip che avrebbe ceduto cocaina, tra gli altri, all’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè.


«Il consumo di droga è una piaga diffusa in tutta la popolazione e da parte nostra non c’è alcun giudizio morale. – ha aggiunto – Noi quando costruiamo l’imputazione abbiamo il dovere di consentire all’indagato di conoscere gli estremi delle accuse a suo carico. Per cui se accuso tizio di aver venduto a caio, devo dire chi era caio e dare le indicazioni per dimostrare che la cessione è avvenuta».
De Lucia ha affermato che per far fronte alla pericolosa espansione del traffico di crack sarebbe utile «un controllo militare sul territorio per un periodo che scoraggi la distribuzione».