“Ancora una volta un’inchiesta dimostra che commercianti e imprenditori non riescono a sottrarsi all’imposizione del pizzo. Duole rilevare inoltre che una ventina di imprese hanno subito danneggiamenti che non hanno nemmeno denunciato. Questo conferma l’effetto intimidatorio che la mafia continua ad avere. Cosa nostra non sarà più quella di venti anni fa ma parlare della sua sconfitta è decisamente prematuro. Il lavoro da fare è ancora lungo”. A parlare è il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi nel corso della conferenza stampa per illustrare i risultati dell’Operazione Montagna che ha azzerato i mandamenti mafiosi nell’agrigentino: in tutto le estorsioni scoperte dai carabinieri sono state 27 ma nessuna vittima ha denunciato il racket mafioso.
“Questa indagine – ha detto ancora Lo Voi – dimostra che la presenza di Cosa nostra continua a essere attuale e vitale. E in zone come quella dell’agrigentino si connota per una rigidità estrema e per la chiusura delle strutture organizzative che cercano contatti con mandamenti di altre province e con personaggi calabresi per favorire i traffici di droga”. Altra considerazione riguarda gli affari: ovunque ci siano possibilità di guadagno Cosa nostra tenta di inserirsi. “Dall’inchiesta – ha detto ancora il procuratore di Palermo – emerge anche un tentativo di organizzare nuovi centri di accoglienza per migranti: non è andato in porto perché non si sono copmpletati gli iter. Ma la vicenda conferma come in un settore in cui arrivano soldi pubblici per l’accoglienza l’interesse di alcune aree di Cosa nostra è particolarmente attivo”.
Tra gli aspetti positivi di questa indagine, ha spiegato il procuratore aggiunto Paolo Guido, è l’arresto dei capimafia: “Uno dei risultati da sottolineare di questa imponente indagine – ha detto Guido – è che sono stati arrestati 15 capimafia, personaggi cioè di vertice dell’organizzazione”. Uno di questi è Francesco Fragapane figlio di Salvatore, il padrino di Santa Elisabetta detenuto al 41 bis.