C’è anche il “sovrano” della Gran loggia massonica Federico II Ordine di stretta osservanza, Francesco Rapisarda, 73 anni, tra gli arrestati (si trova ai domiciliari) nell’operazione della Guardia di finanza che ha portato a Catania all’arresto di presunti appartenenti alla cosca Ercolano (tra cui Aldo, il reggente), facendo emergere strettissimi rapporti tra la criminalità organizzata ed esponenti della massoneria locale.
Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, 59 anni, anch’egli tra gli arrestati, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e primo diacono della loggia, che avrebbe svolto il ruolo di collettore tra la famiglia mafiosa e imprenditori e professionisti massoni, che si sarebbero rivolti al clan per l’aggiudicazione di beni in aste giudiziarie e per ottenere appalti pubblici.-
Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, 59 anni, anch’egli tra gli arrestati, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e primo diacono della loggia, che avrebbe svolto il ruolo di collettore tra la famiglia mafiosa e imprenditori e professionisti massoni, che si sarebbero rivolti al clan per l’aggiudicazione di beni in aste giudiziarie e per ottenere appalti pubblici.-
L’operazione della Gdf di Catania è stata denominata “Brotherhood” (fratellanza). Gli altri arrestati (oltre a Francesco Rapisarda e Sebastiano Cavallaro ed Aldo Ercolano) sono Giuseppe Finocchiaro di 38 anni; Adamo Tiezzi, di 54 e Carmelo Rapisarda, 67 anni, fratello di Francesco. Gli ultimi due sono stati posti ai domiciliari.
Nell’inchiesta sono indagate altre cinque persone, tra cui due avvocati, per turbativa d’asta e usura, e un impiegato di banca.
Su richiesta del “sovrano” della loggia massonica Francesco Rapisarda, si sarebbe usato ogni mezzo per far desistere alcuni imprenditori dal partecipare a un’asta fallimentare per l’aggiudicazione di un complesso industriale, già di proprietà dei fratelli Rapisarda, garantendo così a questi ultimi di rientrarne in possesso a un prezzo significativamente più basso (273 mila euro invece che un milione). I Rapisarda, titolari della Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche, sono accusati di turbativa d’asta e gli sono stati sequestrati i beni aziendali. In altre occasioni l’intervento del massone Cavallaro è stato sollecitato per ottenere, con l’intervento di Aldo Ercolano, l’aggiudicazione di appalti per lavori pubblici in favore di imprenditori “fratelli”, come nel caso dei lavori dell’ex mattatoio comunale indetti dal Comune di Santa Maria di Licodia.
Secondo diversi collaboratori di giustizia, Aldo Ercolano dopo l’arresto del fratello Mario, avvenuto nel 2010, era diventato il riferimento di tutti i gruppi mafiosi riconducibili al clan. Aldo Ercolano, 42 anni, sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di firma, è figlio del defunto Sebastiano e fratello di Mario, considerato boss indiscusso del clan fino al suo arresto e oggi detenuto per associazione mafiosa. Il cugino di Aldo Ercolano, suo omonimo, è stato condannato insieme a Nitto Santapaola quale mandante dell’omicidio di Pippo Fava. L’indagine ha accertato diverse estorsioni compiute nei confronti di titolari di locali di ristorazione, alcune delle quali effettuate dall’attuale reggente della famiglia con la collaborazione di Giuseppe Finocchiaro. Accertata anche una attività di recupero crediti svolta dalla famiglia mafiosa, dietro compenso, per conto di terzi. Il clan pagava anche lo “stipendio” agli affiliati detenuti e ai loro familiari, come faceva Cavallaro con la moglie di Nunzio Zuccaro, condannato a 30 anni quale appartenente alla famiglia Santapaola-Ercolano.
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