Risulta il calo nei primi 9 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 il trend sull’incidenza criminale della mafia nigeriana in Italia, con 8.152 segnalazioni rispetto a 9.816, registrando un -17% di denunciati/arrestati.
I dati sono illustrati nel focus “La mafia nigeriana in Italia” (dicembre 2020) della direzione centrale della Polizia criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Mafia nigeriana, tollerata dalle famiglie palermitane
Ed emerge che in Sicilia la mafia nigeriana opera in alcuni casi in autonomia in alcuni quartieri di dominio storico di famiglie mafiose palermitane. “Un altro esempio di apparente coesistenza tra espressioni mafiose italiane e nigeriane ci perviene dalla Sicilia, dove le storiche famiglie mafiose palermitane tollerano la presenza di gruppi organizzati stranieri che operano nei quartieri di competenza delle stesse. Infatti, la mafia nigeriana, ha ottenuto, in questa area, la propria autonomia per la gestione delle attività illegali come il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione” si legge nel rapporto del ministero dell’Interno.
Dal confronto con i dati del biennio 2018-2019 la tendenza si conferma in discesa: sono stati infatti 13.083 i cittadini nigeriani segnalati (denunciati/arrestati) nel 2019 rispetto ai 14.005 nel 2018, in base ai dati sull’azione di contrasto delle Forze di polizia.
In questo quadro, tuttavia, cresce nel biennio 2018/2019 il dato sui cittadini nigeriani segnalati per il reato di associazione mafiosa (articolo 416 bis del codice penale): 154 nel 2019 rispetto a 28 nel 2018.
Il dato è in linea con la tendenza in crescita che caratterizza nello stesso periodo e relativamente allo stesso reato i numeri relativi ai cittadini italiani e a quelli di altre nazionalità, ma pone quella nigeriana al primo posto, con 182 soggetti nel biennio 2018/2019, tra le nazionalità straniere più segnalate per questo tipo di crimine (seguono i cino-popolari con 35 segnalazioni, gli albanesi con 23 denunce, i romeni con 13 segnalazioni e i marocchini con 12 denunce).
Come emerge dalle statistiche a disposizione del Servizio analisi criminale, il dato sulla mafia nigeriana va contestualizzato rispetto al numero di cittadini nigeriani attualmente regolarmente residenti in Italia: 117.809, pari al 2,2% del totale degli stranieri censiti (5.306.548), con le comunità più numerose in Emilia Romagna (16.317 presenze), Lombardia (16.012), Veneto (14.999), Piemonte (12.645), Lazio (10.729), Campania (8.577), Toscana (7.541) e Sicilia (4.745).
Il profilo di questo specifico segmento di criminalità organizzata – attivo in “settori” come tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, estorsioni, rapine, falsificazione monetaria, reati contro la persona e il patrimonio, truffe e frodi informatiche, trasferimento fraudolento di denaro – viene inquadrato anche storicamente nel focus. I clan della mafia nigeriana, giunti in Italia, a partire dalle regioni del Nord, negli anni ’80 del ‘900, emergono alcuni anni prima, in conseguenza degli sconvolgimenti politici, della guerra civile e della crisi che colpirono il Paese africano, come degenerazione criminale delle confraternite (cults) universitarie pacifiste nate con scopi anti-apartheid e anti-razzismo.
Tornando a oggi, indagini recenti dimostrano che in alcuni territori la criminalità nigeriana, oltre a esercitare una notevole forza di intimidazione, grazie all’assoggettamento e all’omertà, nei confronti dei connazionali, ha la capacità di minacciare anche soggetti e realtà criminali “autoctoni”.
Tra gli esempi più significativi di questa situazione ci sono la convivenza conflittuale in Campania tra camorra e mafia nigeriana, presente in particolare a Castel Volturno (Caserta), nell’area della “Terra dei Fuochi”, e sul litorale domitio dove, come le mafie locali, quella nigeriana opera liberamente non solo nel traffico di droga ma anche nelle estorsioni, nell’immigrazione clandestina, nel traffico di esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione.
La criminalità organizzata nigeriana è presente anche in Sardegna, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Si caratterizza per la struttura unitaria e piramidale dei suoi clan, disciplinata da una sorta di “carta costituzionale” (la Green Bible) recentemente scoperta nel corso di indagini. Con basi solide nel Paese d’origine, è attiva attraverso diverse articolazioni su scala internazionale, tanto da essere considerata una minaccia a livello globale.
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