“L’esito delle recenti indagini ha, ancora una volta, comprovato la piena e costante operatività dell’organizzazione cosa nostra nell’ambito dei settori illeciti che appartengono alla sua tradizionale e sedimentata attività criminale: le estorsioni, il traffico (in significative quantità) di sostanze stupefacenti, il condizionamento degli appalti, nonché l’attività di impresa (non soltanto nel campo ‘elettivo’ dell’edilizia), secondo formule eterogenee, di volta in volta selezionate, dal turbamento della libera concorrenza, fino allo svolgimento, diretto e occulto, di attività economiche di per sé lecite, ma con la sempre più frequente creazione di vere e proprie ‘società occulte’ con imprenditori disponibili anche se formalmente estranei alla struttura dell’organizzazione criminale”. Descrive una mafia sempre attività e a caccia di denaro il presidente della corte d’appello di Palermo Matteo Frasca nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario illustrata nel corso della cerimonia consueta prevista a Palermo.
“Quale necessaria conseguenza logica dell’elevata resilienza sin qui manifestata dall’associazione Cosa nostra- dice Frasca – , si può affermare che sarebbero sufficienti un paio di anni di ‘minore attenzione’ nei confronti del fenomeno da parte dello Stato per consentire all’associazione medesima di ripristinare l’inaudita forza criminale manifestata sino agli anni 90, con la consapevolezza che, sebbene non siano mancati e non manchino, nell’ambito del sodalizio, atteggiamenti di fastidio o, addirittura, di rifiuto nei confronti di una politica di aggressione esplicita agli organi dello Stato, non sarebbe, in tal caso, possibile escludere una nuova stagione di inaudita violenza”.
Frasca ha anche ricordato il pericolo rappresentato dal ritorno in libertà di “diverse figure storiche o, in ogni caso, di sicuro prestigio criminale nell’ambito associativo”, fenomeno che riguarda diversi “mandamenti” di Palermo e la scelta di diversi clan di “accordarsi” tra loro per la gestione di singoli problemi: come quelli relativi ai traffici di droga.
“L’attività giudiziaria costante sull’organizzazione mafiosa ha progressivamente provocato nel tempo alcune significative conseguenze, di cui si ritrova una dimostrazione sempre più frequente in gran parte delle attività di indagine dell’ultimo periodo: sono stati infatti numerosi le intercettazioni di conversazioni che hanno consentito di verificare significativi sintomi di malcontento da parte di esponenti di rilievo del sodalizio mafioso, costretti a fronteggiare il problema, che sta divenendo strutturale, della carenza di ‘risorse umane’ nello svolgimento delle tradizionali attività criminali fondamentali per il controllo del territorio”, ha spiegato il presidente della corte d’appello.
Scarpinato: “C’è una decostituzionalizzazione strisciante”
“Il tentativo di modificare i contenuti della Costituzione, respinto in sede referendaria, viene continuato con leggi come quella sulla precarizzazione del lavoro. Un lavoro talmente sottopagato da assicurare solo una sopravvivenza ai limiti della povertà”. Lo ha detto il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario che è stato lungamente applaudito dai partecipanti e dal pubblico.
“Una decostituzionalizzazione strisciante – ha proseguito -che passa da politiche economiche che hanno determinato un’ascesa vertiginosa delle diseguaglianze sociali. Ogni giorno viene tradito il solenne impegno preso con il principio sancito dal’articolo 3 della Costituzione, secondo il quale compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. “Le sfide che ci attendono – ha concluso- vanno quindi ben al di là dall’assicurare la produttività della giustizia, ma è il senso stesso del nostro essere comunità che dobbiamo migliorare”.
Lo Voi: “Serve un fermo biologico in materia di riforme”
“La recente riforma delle intercettazioni, a mio parere, rischia di non risolvere il problema da cui si dice sia nata ma al contempo creerà enormi difficoltà interpretative e applicative: a chi indaga e a chi è sottoposto alle indagini, al pm ma anche agli avvocati e anche ai giudici”. Lo ha detto, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi.
“Ciò che è veramente necessario – ha spiegato – è che ci si dia il tempo di assorbire, digerire, metabolizzare il profluvio di riforme che ci ha investito in questi ultimi tempi. Il Parlamento è attualmente sciolto, dopo le nuove elezioni si vedrà chi ci governerà e quale sarà la nuova composizione del Parlamento. ma già ora si sente parlare in diversi programmi di ‘riforma della giustizia’. Quale ulteriore ennesima riforma?”. “Fosse solo la separazione delle carriere sarei quasi contento: tanto quella di fatto esiste già e si fa finta di non vederla. – ha proseguito – Ciò di cui abbiamo bisogno è invece l’esatto opposto. Abbiamo bisogno di un congruo periodo di ‘fermo biologico’ in materia di riforme della giustizia o del processo, necessario non per il ripopolamento ma per riportare la calma nel mare dopo la tempesta delle riforme, non tutte positive, succedutesi in questi anni. Senza questo fermo biologico la confusione aumenterà e si allungheranno pure i tempi dei processi, vero grande problema della nostra giustizia”.