di Giacomo Di Girolamo
Ryanair sempre più lontana da Trapani. Ha infatti annunciato il taglio di alcuni voli da e per Trapani per l’inverno 2015, quindi tra un anno. Ma ancora non c’è nulla di concreto. Solo a novembre si saprà qualcosa in più. E le notizie fatte trapelare dalla compagnia irlandese hanno il sapore di un ultimatum: c’è un contratto che va rispettato. Senza soldi, Ryanair da Trapani se ne potrebbe andare. I soldi che Ryanair pretende sono quelli del tanto contestato contratto di co-marketing con il quale i 24 Comuni trapanesi si impegnano a contribuire indirettamente per fare stare a Birgi la compagnia. Sono impegni gravosi: 300.000 euro a testa solo per i Comuni di Trapani e Marsala, e via via tutti gli altri, secondo cifre concertate qualche mese fa dal presidente della Camera di commercio, Pino Pace, e dal prefetto Leopoldo Falco.
I Comuni trapanesi devono mettere due milioni di euro l’anno, in totale, ogni anno. Se avessero messo tre milioni di euro l’anno la riduzione dei voli non ci sarebbe stata. Ecco spiegato tutto. Ed ecco perché Ryanair taglierebbe 6 voli, 2 nazionali e quattro internazionali.
Il sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, se la prende con la Regione, che ha il 49% delle azioni di Airgest. Secondo Tranchida il governatore sicilano, Rosario Crocetta, penalizzerebbe Birgi in favore degli aeroporti di Palermo e Comiso. Ma ha chiamato in causa pure i deputati trapanesi per quella che lui chiama “una strabica e faziosa visione dello sviluppo dell’economia turistica della provincia”. Il deputato Mimmo Fazio in un’interrogazione invita Crocetta ad uscire allo scoperto sull’aeroporto trapanese ed a dire se c’è “un progetto per la realizzazione di un sistema aeroportuale dell’Isola che metta in relazione le attività di programmazione delle singole società di gestione degli scali di Palermo, Catania, Trapani, Comiso, Pantelleria e Lampedusa”.
Se ci fosse dunque un milione di euro in più l’anno, Ryanair non toccherebbe i voli. Un sistema considerato ai limiti della legalità, nel mercato della libera concorrenza, ma tant’è. Ryanair vuole un sacco di soldi. E li ha. Un primo accordo di co-marketing è tra la società “Ams” (il braccio economico di Ryanair) e l’Airgest: 3 milioni e 400 mila euro l’anno. Per tre anni. Poi ci sono i soldi che devono i Comuni in base all’altro contratto: 2 milioni di euro l’anno. Per tre anni. Ma la proposta di Ryanair era di 3 milioni di euro l’anno per tre anni, solo che i soldi i Comuni trapanesi non li potevano garantire. Nel 2013 il livello di traffico a Birgi ha raggiunto quota un milione ed 800 mila passeggeri. I dati di «Assaeroporti» sui voli 2014, da gennaio a luglio registrano un traffico di 892.986 passeggeri, nazionali ed internazionali. La Ryanair, nel frattempo, ha ridotto la sua base su Birgi da 4 a 3 aeromobili.
Il fatto è che i Comuni non hanno neanche versato i soldi promessi, i due milioni di euro. Ad esempio, Trapani. Il consigliere comunale di Forza Italia Francesco Salone parla di “un trasferimento di somme annunciato ma mai realizzato». Ai vertici del Comune capoluogo si dicono certi che il Comune di Trapani non riuscirà a pagare le 300.000 euro anche per il taglio recente alle aliquote Tasi approvato in consiglio. Qualche giorno fa è scattato il secondo sollecito di pagamento alle amministrazioni locali, ma più di un sindaco attende l’approvazione del bilancio per trasferire le somme.
Il sindaco di Trapani, Vito Damiano chiarisce: “La gestione aeroportuale, in ogni parte del territorio regionale, nazionale e mondiale è affidata a Società, anche partecipate dal pubblico, che, in base alla loro solidità, capacità e competenza, determinano i flussi nei rispettivi aeroporti. Qui, a Trapani, la Società Airgest, partecipata dalle quote pubbliche di Regione (49%) e Camera di Commercio (2%), per stranissima anomalia, non si sente responsabile delle scelte gestionali che dovrebbero assicurare non solo il traffico consolidato ma soprattutto lo sviluppo di quello futuro. Ecco che allora vengono allo scoperto i maghi della comunicazione che scaricano, anche in maniera sguaiata, le loro responsabilità, inefficienze, inadempienze sull’anello debole che non appartiene nemmeno alla catena: i Comuni, anzi, poiché ancora più vulnerabili, i sindaci. Quando, alla prima riunione indetta dalla dirigenza dell´Airgest nella quale vennero invitati tutti e 24 i Comuni della provincia, feci presente che era stato commesso un grave errore, in quanto interlocutori di Airgest sarebbero dovuti essere, oltre agli azionisti privati rappresentati, la Regione e la Camera di Commercio (51%), si fece finta di non sentire. I Comuni non possono gestire aeroporti o essere chiamati, in extremis e senza possibilità di operare scelte diverse, a versare quote a sostegno e riparatorie di inefficienze, inettitudine e insensibilità altrui, a fronte di una legittima pretesa, invece, della partecipazione dei Comuni alla definizione delle linee si sviluppo e di indirizzo in concertazione con la Regione e non, come sostenuto da qualche sindaco, la diretta partecipazione societaria”.
A cercare di chiamare ognuno alle proprie responsabilità è Confindustria. Il presidente provinciale, Gregory Bongiorno sollecita la necessità di “aprire una discussione sulla mobilità, partendo dal trasporto aereo che oggi rappresenta il mezzo più veloce e più efficace per facilitare il trasporto delle persone, e di conseguenza, incrementare il settore turistico e tutto l’indotto di cui tanto si parla”. Bongiorno invita i sindaci del territorio “a tener fede agli impegni assunti in Prefettura ed a versare le somme dovute per consentire il rispetto dell’accordo di co-marketing a suo tempo sottoscritto con Ryanair”.
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