La mafia, come ogni cosa umana, avrà un termine”, tuttavia “c’è stato un momento, subito dopo la morte di Paolo Borsellino, in cui la disperazione ha preso il sopravvento”.
Maria Falcone, sorella del giudice ucciso 25 anni fa e autrice del libro “Giovanni Falcone. Le idee restano”, che sarà allegato al prossimo numero di Famiglia Cristiana, ricorda il fratello rievocando il senso del suo impegno e del suo sacrificio e tracciando un bilancio della lotta alla criminalità organizzata in una lunga intervista al settimanale.
“La vita di Falcone è stata un atto d’amore verso la terra che lo ha generato. Abbiamo un grande debito verso di lui e dobbiamo pagarlo, continuando la sua opera”, afferma.
La 81enne professoressa di Diritto negli istituti superiori sottolinea che il fratello aveva ben compreso che per sconfiggere Cosa nostra non bastava la sola repressione, attuata dalle forze dell’ordine, dalla magistratura.
“Ma era necessario togliere alla mafia il terreno fertile sul quale prosperare. Bisognava creare una società che rigettasse tutti quelli che sono i disvalori della mafiosità, soprattutto l’indifferenza, l’omertà. Se noi creiamo una società più impermeabile a questi attacchi, già creiamo una situazione da cui partire, sicuramente migliore”.
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