Per la prima volta e per un solo giorno all’anno il Grande Oriente d’Italia apre le porte dei suoi templi al pubblico. Giovedì 1 marzo, dalle 18 alle 23, i massoni siciliani (sono circa 2300 ndr.) accoglieranno la stampa e tutti gli interessati nei locali di piazzetta Speciale 9, a Palermo, in occasione del giorno della fierezza massonica.
Il Grande Oriente vuol far conoscere così a chi massone non è la propria storia, una storia gloriosa e onorevole, di cui andare fieri appunto. E spiegare qual è la missione straordinaria e bellissima della Massoneria, una missione che vede i liberi muratori dall’inizio dei tempi al fianco dell’Umanità e dell’uomo con lo stile di chi coltiva un ideale etico e lo mette in pratica e di chi sta sempre dalla parte di coloro che fanno gli interessi di tutti e non di pochi e si battono in difesa dei valori fondamentali e non negoziabili, che sono quelli di Uguaglianza, Libertà, Fratellanza.
L’evento voluto dal Gran Maestro Stefano Bisi, esattamente un anno dopo la perquisizione e il sequestro degli elenchi con il nome dei Fratelli della Calabria e della Sicilia da parte dei finanzieri dello Scico per la Commissione Antimafia nella sede del Vascello, a Roma. «Un’occasione per comunicare la bellezza della nostra plurisecolare opera per l’elevazione dell’Uomo e per il Bene dell’Umanità», ha detto il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi. Ed è per questo che la Sicilia seguendo l’esempio delle altre sedi massoniche sparse in Italia, si mostrerà alla stampa e al pubblico.
Il programma prevede visite guidate ogni mezz’ora all’interno di due dei templi della Casa massonica siciliana con la spiegazione dei simboli e alcuni cenni storici sulla Massoneria. Il tutto all’interno di un vecchio palazzo nobiliare in stile cinquecentesco, ma con una struttura originaria tardo medievale.
Dall’analisi della Commissione Antimafia sugli elenchi sequestrati è emerso che «in 27 anni su oltre undicimila iscritti al Grande Oriente d’Italia (inclusi bussanti, espulsi e sospesi), 122 sarebbero rimasti coinvolti, ma non si precisa con quale imputazione, in processi avente per oggetto reati di mafia – scrive il Gran Maestro Stefano Bisi nel libro “Massofobia: l’antimafia dell’inquisizione”, edizioni Tipheret– ma che la gran parte di essi è stato prosciolto o assolto. In sei sarebbero stati condannati (due di questi bussanti, cioè hanno chiesto di entrare nell’Istituzione ma sono stati lasciati alla porta; uno è stato sospeso e un altro depennato già nel 2005 perché iscrittosi a un’altra comunione massonica). Numeri irrilevanti […]».