E’ ormai un caso nazionale, quello con un primato che nessun amministratore vorrebbe. Il comune di Messina con il suo previsionale 2015 non ancora approvato, unico ente locale in Italia, rischia il blocco di stipendi e servizi essenziali, praticamente il dissesto. Uno spauracchio che aleggia sullo Stretto da almeno tre anni e che l’esecutivo retto dal sindaco Renato Accorinti ha voluto tenere lontano con un Piano di riequilibrio su cui il Ministero degli interni però non si è ancora pronunciato, dando la possibilità di rimodulazione fino al 30 giugno. Con circa 500 mln di euro di debiti ereditati dalle gestioni disastrose del passato, nessuna esperienza amministrativa e qualche punta di supponenza, l’esecutivo di Cambiamo Messina, ha forse intrapreso una missione oltre le sue possibilità. Permangono le criticità nei servizi sociali e nella raccolta e smaltimento dei rifiuti, è stata sospesa la refezione scolastica, non è stato attivato lo scuolabus. La situazione potrebbe ulteriormente precipitare se non si arriva all’approvazione del Bilancio di previsione 2015, che è ormai un consuntivo, entro il 30 aprile e sbloccare così quei 70 mln di euro di trasferimenti statali che possano dare una boccata d’ossigeno alle casse vuote di Palazzo Zanca. Un percorso complicato, tanto da spingere l’Amministrazione a convocare una disperata conferenza stampa domenicale. Con la Giunta al completo, il sindaco Renato Accorinti ha parlato di operazione trasparenza, di una situazione grave, di un atto che va compiuto entro i termini per evitare il caos e un lapidario: “che vadano nei tribunali se abbiamo fatto qualcosa di illegale”. Il faldone è all’esame dei revisori dei conti, tappa determinante e condizionante per i passaggi successivi: la Commissione Bilancio e il Consiglio comunale. L’allarme lanciato in conferenza stampa dal sindaco e dal neo assessore al bilancio Luca Eller Vainicher, sono sembrati alle varie componenti politiche del civico consesso, un modo per mettere alle spalle al muro l’organo di controllo tecnico che aveva chiesto nei giorni scorsi una ulteriore modifica al documento approvato in Giunta il 31 marzo. Il Collegio dei revisori dei conti, formato da Dario Zaccone, Federico Basile e Giuseppe Zingales, ritiene, infatti, che l’ultima versione del bilancio non rispetti pienamente le prescrizioni delle norme in vigore a causa di uno sforamento dei dodicesimi che determina un disallineamento contabile tra quanto riportato nel previsionale e quanto dovrà essere certificato nel consuntivo 2015. “Il bilancio deliberato, -aveva scritto in risposta il primo cittadino in un comunicato,- risponde in pieno ai criteri di veridicità, congruità, attendibilità e coerenza previsti dall’art. 239 del testo unico degli enti locali. Non possiamo per un parametro fare saltare tutto- ha rinforzato Luca Eller in conferenza stampa- tutto è trasparente. Mi assumo la responsabilità nel dire che ragionevolezza e veridicità sono garantiti. Sono andato anche alla Corte dei Conti per il consuntivo 2014 (dove secondo la magistratura contabile sono stati sforati 5 parametri) per ribadire che il Comune è sulla giusta strada per ripianare i suoi conti.” Si parla di trasparenza ma non di responsabilità per un atto che l’esecutivo doveva esitare entro il 31 dicembre. “Per questa inadempienza abbiamo chiesto scusa, -dice il sindaco – adesso dobbiamo andare avanti e considerare le conseguenze se non arrivano quei 70 milioni.”. La prima versione del documento contabile era stata esitata dalla giunta il 9 dicembre e modificata il 29 dicembre, ma in entrambe le circostanze senza il riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi, che per legge andava fatto già in sede di approvazione del consuntivo 2014. Ad esercizio 2015 concluso, è iniziata quindi la lunga e travagliata operazione di rivisitazione dei vecchi capitoli di spesa, finita il 31 marzo. I ritardi per Eller sono legati ai nuovi parametri normativi sui bilanci armonizzati ma il componente della Giunta fa qualche riferimento a errori commessi dal suo predecessore, Guido Signorino e dai Dipartimenti, in relazione al bilancio 2014, arrivato anche questo in ritardo e senza che vi fossero focalizzati molti dei problemi da cui si è stati invece travolti un anno dopo. Il riaccertamento dei residui andava fatto prima. “Qui invece l’abitudine è rimandare sempre, bisogna cambiare modo di lavorare. Dal riaccertamento è emerso un debito di 100 milioni di euro che bisogna ripianare in 30 anni”. Una responsabilità per la delicata situazione in cui adesso si trova il comune oltre Guido Signorino, l’assessore che aveva fino a qualche settimana fa la delega al bilancio e che comunque rimane in Giunta, dovrebbe sentirsela il ragioniere generale Antonio Cama, entrato in collisione più volte con i revisori, ed il segretario e direttore generale Antonio Le Donne che malgrado le disfunzioni che i Dipartimenti hanno creato, non ha fatto una sola nota di contestazione. L’amministrazione quindi non intende apportare modifiche sostenendo di aver fatto l’asseverazione richiesta dai revisori, chiamati adesso a dare un parere determinante ma non vincolante. I consiglieri però, a sentire molte dichiarazioni del dopo conferenza stampa, difficilmente approveranno il previsionale senza il parere positivo dei revisori, anche se la partita in realtà si giocherà tutta sul piano politico. Quanto conviene, a chi vuole tornare a governare la città, fare saltare tutto adesso? Chi è disposto a prendersi la responsabilità di bloccare stipendi e servizi per chissà quanto tempo? E alla fine quindi potrebbe vincere la linea indicata da Gianfranco Scoglio, ex assessore della Giunta Buzzanca, che conclude un suo intervento dicendo “ora basta con le sceneggiate la città è stanca e mortificata approvate i bilanci e quanto meno si salvi quel poco di dignità che ci resta”
Messina e il bilancio. Dissesto sempre più vicino
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