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Messina e Trapani multati per aver violato il Patto di stabilità

Ci sono anche Trapani e Messina  tra i Comuni multati dal governo per il mancato rispetto del patto di stabilità. Sono gli unici due capoluoghi in Sicilia ad essere multati In totale sono  119 i comuni italiani che hanno dovuto subire una sanzione per non essere riusciti a centrare gli obbiettivi richiesti dal Patto di stabilità. Un numero più alto del previsto e, sembra, destinato a crescere l'anno prossimo. Nel 2011 infatti sono stati 119; nel 2010 erano stati solo 48. I dati vengono pubblicati al censimento ufficiale allegato al decreto del Viminale mentre le sanzioni sono state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale.

Tutti questi enti locali non sono riusciti a chiudere i loro bilanci secondo il target che era stato loro assegnato dalla finanza pubblica, dunque sono stati puniti. In tutto sono arrivate multe per un totale di 90 milioni di euro. Naturalmente la multa non verrà pagata, ma sarà applicato un taglio al fondo di equilibrio. A Messina la "multa" consisterà in 7 milioni di euro di tagli nei trasferimenti di somme da parte dello Stato. Messina non è sull'orlo del baratro – dichiara il Sindaco Giuseppe Buzzanca – ma vive un momento di difficoltà finanziaria. E' necessario ricordare che Messina vanta crediti verso la Regione e lo Stato per 50 milioni di euro. Lo sforamento dipende dagli investimenti alle infrastrutture". Attualmente il Comune di Messina ha un indebitamento stimato dalla Giunta in 40 milioni di euro.  A Trapani la circostanza era nota già da tempo. Lo scorso Aprile l'ex Sindaco Mimmo Fazio (oggi consigliere comunale in rotta di collisione con il Sindaco che comunque aveva fatto eleggere, Vito Damiano) aveva dichiarato: “Il Comune di Trapani non ha rispettato il patto di stabilità, ma è bene precisare innanzitutto che il patto di stabilità non è un’esigenza del Comune, ma dello Stato, che, per fare quadrare i propri conti, impone ai Comuni una serie di regole contabili, divenute nel tempo sempre più rigide e sempre più complesse da rispettare, legate ad una serie di parametri. Per rispettare il patto di stabilità, in base alle regole attuali, i Comuni non dovrebbero fare nulla, soprattutto non dovrebbero fare investimenti, non dovrebbero pagare le ditte per l’esecuzione delle opere, dovrebbero tagliare la spesa sociale. Alcuni Comuni hanno fatto queste scelte, che sono scelte “politiche”. L’Amministrazione da me guidata, nel corso del 2011, ha invece fatto una attenta valutazione ed ha deciso di non tagliare la spesa sociale, ma di mantenerla, anche in considerazione della grave situazione di crisi che investe anche il nostro territorio. Ha deciso altresì di pagare le ditte per i lavori eseguiti, perché se le ditte non vengono pagate i lavoratori non vengono pagati e questo non farebbe altro che contribuire alla crisi ed alle difficoltà economiche che le famiglie stanno vivendo. Per gli stessi motivi il Comune ha deciso di non aumentare le tasse, che non farebbero altro che incidere sulla spesa delle famiglie". Ecco cosa succede a non rispettare il Patto di stabilità. I comuni "colpevoli" non potranno fare nuove assunzioni e aprire mutui, le spese correnti dovranno poi essere ridotte alla media degli ultimi tre anni e infine le indennità degli amministratori vengono tagliate del 30%. Gli esperti temono che per il 2012 il conto dei comuni non in grado di reggere il Patto di stabilità sarà ancora più alto di questo. E l'anno prossimo sarà obbligatorio pagare la somma relativa allo sforamento. Il Dl "fiscale" (Dl 16/2012) ha eliminato il tetto alle sanzioni.Nel 2011 infatti non si poteva superare il 3% delle entrate, ma dall'anno prossimo gli enti che non riescono a stare nel bilancio senza sforare dovranno pagare l'intera somma dello sforamento stesso.

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